domenica 13 maggio 2018

IL FATTO E IL MISTERO (di Piero Nicola)


  La fede risolve tutto. La fede in Dio e nella sua Verità. Ma Dio vuole che essa sia anche una conquista, una osservanza, una purificazione per la vita eterna. È necessario che in questa vita non abbiamo doni e salvezza certi, assicurati una volta per tutte. Bisogna che il mistero ci si ripresenti con la tentazione e che superiamo questa prova con l'aiuto del Signore, ricorrendo a Lui.
  Avviene che la tentazione ci faccia tornare da capo. Che cos'è questo mondo, questo esserci noi, le cose, il generale principio, la destinazione, il soprannaturale, rispetto a un nulla di cui abbiamo pure un'idea? Ma s'impone una realtà: del nostro essere, delle cose, del soprannaturale, di ciò che ci supera, che supera e sempre supererà la nostra comprensione. Lì, nel mistero, si trova la soluzione, a partire dalla realtà (il contrario del nulla, del vuoto) di cui pure fa parte l'arcano. Non può essere vero che l'arcano sia senza risposta.
  Immaginare che quanto esiste non abbia avuto un'origine sempre esistita non avrebbe senso. Perciò l'eternità dev'essere un fatto. L'esistente eterno, poi, bisogna che corrisponda al nostro essere intelligente: non sarà di certo materia. E perché un ente infinito personale, il nostro Dio, il Creatore? Potremmo immaginare altro, altri lo hanno sostenuto. Ma torniamo alla realtà. In essa troviamo la risposta, la manifestazione, la dimostrazione.
  Siamo giunti al problema del soprannaturale. Problema falso, però sempre riproposto e talvolta insinuante il dubbio. La medesima nostra incapacità intellettiva di abbracciare il tutto misterioso comporta una metafisica. Se non bastasse, i fenomeni soprannaturali sono accertabili scientificamente, sebbene non siano spiegati dal metodo scientifico. Oltre alla loro innegabile e tangibile concretezza, essi hanno rivelato e rivelano alquanto di ciò che sfugge alla umana comprensione, rivelano la loro sorgente che ha voluto mostrarsi, ovvero Dio.
  Annoverare la serie delle rivelazioni e dei miracoli sarebbe lungo, e inutile per chi li rifiuta con vari pretesti. Naturalmente occorre discernere il vero dal falso, soprattutto l'autentico dalle preternaturali manifestazioni del demonio.
  A questo punto interviene una seconda tentazione: quella di giudicare l'operato e il giudizio di Dio. All'uomo non basta il senso morale, abbisogna di religione o di filosofia. Si arriva a concepire un dio iniquo. Perché Dio permette il male? perché ha voluto una creatura soggetta a cadere? Ritorna la spiegazione iniziale. Se l'uomo è imperfetto rispetto al mistero, è insensato che pretenda di dare legge al Creatore, che pretenda di conoscerne la sapienza, la Provvidenza. Ciononostante, Egli ci ha dato sufficienti elementi perché possiamo capire e non essere sconcertati dai suoi procedimenti. La dottrina di Cristo e della Chiesa sovvengono ai dubbi, sovvengono la fede, che è il primo grande ausilio soprannaturale. Il creato indirizza al vero, la predicazione cattolica porta alla fede chi non ce l'ha.
  Niente di nuovo in questi ragionamenti. Di sicuro ve ne sono di migliori. Ad ogni modo, a volte serve rinfrescare le cristiane convinzioni o concorrere alla persuasione di chi non le abbia.

Piero Nicola

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