giovedì 27 aprile 2017

Antifascismo d'abord: L'incandescente e perpetua insurrezione dell'on. Laura Boldrini

Boldrini, tanto nomini nullum par elogium. Donna di acuta, aperta, leggiadra e progressiva intelligenza, l'onorevole Laura Boldrini, classe 1961, dismesso l'arcaico titolo di dottoressa gode, con ragione inconcussa, del titolo di dottore inflessibile e della applaudita e illuminata fama, conquistata dalla sua avventizia ma ruggente fede antifascista e dalle illuminate, intrepide e folgoranti incursioni nella grammatica rivoluzionaria, nel vocabolario politicante corretto e nella storiografia aggiornata dalle lingue del propriamente detto.
Solamente Giorgio Napoletano ha osato mettere in dubbio le invincibili ragioni a monte dei pensieri in uscita dalla bocca aurea della presidenta/presidente. In ogni altra lingua in uso nella babelica e progressiva democrazia scrosciano devoti consensi, che comandano ed esigono tassativamente la ligia declinazione (flessione) degli italici lombi. Ella è (secondo la grammatica progressiva, circolante nei pensieri a due piste) un Lui sovrano.
Accettato un tale verdetto, si rivela intollerabile la desistenza reazionaria all'imperativo formulato e fulminato dalla/dal Boldrini, un comando inteso a silenziare la voce retrograda e incauta dei ragazzi cripto fascisti, bestemmianti contro la Sacra, non elettrica ma fulminante e perpetuamente scintillante Resistenza al male assoluto, incarnato dai giovani e incauti apprendisti.
Non è lecito dissentire da una sentenza emanata dalla Storia in persona ed illuminata dalla verità intorno al Bene partigiano, in lotta illuminata e vittoriosa contro il diabolico freno fascista(in senso laico e scientifico: tenebroso ostacolo, che attraversa il sacrosanto cammino del Progresso).
Illuminata dagli aurei pensieri di sapienti del calibro filosofico di Gemisto Moranino e Luigi Lungo, la democrazia progressiva non si discute, anzi costituisce (nei giorni deputati) termine di obbligate, patriottiche genuflessioni. E sventolamenti di gloriose bandiere.
Senonché gli umiliati e dolenti aeri degli arruolati alla genuflessione democratica indirizzano i loro molestati pensieri alla memoria della guerra civile, che ha diviso gli italiani in buoni (i democratici precursori dalla presidente Boldrini da Macerata) e cattivi, i nostalgici dell'innominabile, mostruoso tiranno di Predappio.
I buoni sono pertanto incardinati nell'aureopensiero della Boldrini, i malvagi respinti (con disonore) nello spensiero dei suoi innominabili e neri critici.
Onde l'immagine di un'Italia estenuata dal galoppo istituzionale nelle invincibili praterie del dualismo perpetuo.
La storia che si insegna nelle scuole della repubblica italiana discende, di fatto, dalla divisiva dicotomia, che illumina il pensiero e la politica della onorevole Boldrini, ovvero dalla separazione metafisica metafisica metafisica del bene resistenziale dal male fascista.
Confutata dal reazionario Sant'Agostino da Ippona, la teologia dualista di Mani- implicita nei nascosti ma autorevoli pensieri in circolazione negli ambienti prossimi all'onorevole Boldrini – ritorna sulla scena dell'Occidente ed occupa il cuore dell'ideologia di stampo illuministico.


Piero Vassallo

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