sabato 18 marzo 2017

Necrofilia democratica: La strage degli innocenti

Propagata da un parlamento intossicato e intontito dalla necrofilia liberal-socialista, l'infezione abortista fu subita e sopportata da una pavida e arrendevole fazione sedicente cattolica, la Democrazia cristiana, che si era già arresa alla disonesta e scellerata legge divorzista, pur di conservare la poltrona al capo del governo Mariano Rumor.
Vivente grazie all'ossigeno prestato dai deputati capitolardi, e al sonno di un popolo intontito e narcotizzato dall'urlo del potente politico e dello sfrenato giornalismo progressivo, (potere obbediente alla disonesta, mitologica ciancia intorno alla suprema autorità del voto referendario), la infame e turpe legge abortista incontra, finalmente, la risoluta e intrepida opposizione di ginecologi dotati di sano e refrattario intelletto.
La dottrina democratica afferma l'inviolabilità della qualunque opinione condivisa dal popolo sovrano. Uomini di scienza ritengono che sovrana sia, invece, la legge naturale e degna dell'ossequio che, invece, si deve rifiutare coraggiosamente alla legge positiva inquinata dalle passioni criminogene, circolanti in una maggioranza politica contagiata e ottenebrata dai pensieri tossici, saliti dal sottosuolo iniziatico e dal vespasiano gay.
La coraggiosa, irriducibile resistenza dei ginecologi a una disonesta, inumana e tirannica legge, conferma, infine, le ragioni del rovente disprezzo che i cattolici refrattari hanno per tempo rovesciato sull'impagliato buonismo dei radicali d'acquasantiera, clericali senza bussola e senza cuore, che depongono la loro inutile ma vergognosa astensione ai piedi dei banditori radical chic di una legge infame e assassina, che rende i legislatori meritevoli di un implacabile disprezzo.
Refrattari e imperterriti in mezzo ai giornalisti di servizio e ai vescovi assordati e spaventati dall'incessante rumore della stucchevole celebrazione post conciliare, i ginecologi disobbedienti alla legge assassina rappresentano l'avanguardia alla quale appartiene il futuro, già in cammino sulle rovine delle moderne rivoluzioni e illusioni.
Giuliano Ferrara, uno fra i più lucidi e ostinati difensori del sacro diritto alla vita (specialmente alla vita innocente e indifesa) rivendica i princìpi che i vescovi bergogliani hanno consegnato alla macchina che addolcisce e addomestica i pensieri scomodi e le sfide al potere esercitato dai nichilisti democratici.
In un fulminante articolo pubblicato nel quotidiano anticonformista Il Fatto, Ferrara osa indicare il bersaglio umano, sul quale sono puntati i coltelli affilati dalla della ciancia abortista: “La sanzione della condanna a morte di esseri ancora non nati, piccolissime persone che si possono fotografare, che sentono dolore, che hanno una struttura cromosomico finita e unica al mondo”.
Le indignate parole di Ferrara azzoppano i camminatori avanzanti (progredenti) sugli acrobatici sentieri del dis-umanesimo di stampo porno-laicista.
L'aborto è un delitto infame e maramaldesco, delittuosa e spregevole è la legge che assolve o addirittura incoraggia e finanzia l'omicidio. Indecoroso e capovolto è il potere dello stato che una tale legge concepisce e impone. Orribile è la colpa delle madri snaturate, che ricorrono al servizio mortifero prestato dalla medicina di uno stato sceso in guerra contro la legge naturale.

La disobbedienza degli intrepidi ginecologi per la vita è il segno della albeggiante rivolta contro i mortiferi poteri del progressismo di stampo cainita e/o sodomitico. Uno sputo lanciato sulla faccia deforme e ripugnante della legge contro natura.

Piero Vassallo

Nessun commento:

Posta un commento