lunedì 20 marzo 2017

La struttura surreale della legge abortista

Nel 1920 un regista tedesco, il surrealista Robert Wiene, girò un film dell'orrore il cui folle protagonista – il magico dottor Caligari – animava un manichino costruito per compiere delitti progettati dal suo “creatore”.

E' seriamente proibito disprezzare e cestinare la carta in cui è scritta una (pseudo) legge dello stato italiano, la caligariana numero 194, infame cartiglio o grida, che giustifica e addirittura promuove e organizza (a spese dei contribuenti) l'omicidio di persone innocenti e indifese?
E che pensare della maggioranza dei ginecologi che dichiarano l'obiezione di coscienza, ossia il rifiuto di applicare una legge assurda e bestiale, che umilia e capovolge la professione medica?
E' consentito denunciare la labilità criminosa e demenziale di una legge obbediente ai comandi stralunati e stizzosi di ideologi ubriacati e alterati dal vaniloquio, squillante nel dispotico salotto dei nichilisti debragati e/o nel nel vespasiano radical chic?
E' ammesso rifiutare l'ascolto e l'obbedienza del fruscio vano e funereo, che si rovescia in una legge spregevole e vomitevole, contemplante la soppressione di vite umane innocenti?
E' possibile che l'autorità politica non veda il vicolo cieco, in cui è imprigionata una sua legge, nella quale l'orrore è associato al grottesco? E che non sappia (o non possa) dire quale differenza corra tra gli sterminatori totalitari e gli sterminatori democratici e progressivi?
In attesa di ufficiali chiarimenti e giustificazioni governative, l'italiano refrattario ai tragici bagliori del laicismo, sputa sulla sgangherata legge che approva e incoraggia l'omicidio.
Ora un qualificato studioso, Pietro Leone, pubblica per i tipi irriducibili e sulfurei di Marco Solfanelli, un saggio, “Il matrimonio sotto attacco”, in cui si dimostra, fra l'altro, l'insensatezza e l'illogicità dell'opinione affermante (in sintonia con il delirio filosofico urlato dalla crepuscolare modernità) che il feto non è un essere umano, prima di un dato periodo di incubazione.
Per obbedire al delirio giuridico galoppante nella legge abortista, il legislatore statale accoglie e fa proprio la superstizione magica e delirante, che contempla la presenza dell'umanità solo nei feti risparmiati dalla mannaia politicante.
L'Enciclica di Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, opportunamente citata dall'autore, rammenta i chiari segnali emanati dalla realtà e riconosciuti dalla scienza normale e sobria, ed afferma – risolutamente - che “dal momento in cui l'ovulo è fecondato si inaugura una vita che non è quella del padre o della madre, ma di un nuovo essere umano, che si sviluppa per proprio conto”.
Padre Cornelio Fabro afferma, dal suo canto, che “gli innocenti abortiti dalla crudeltà umana, prima e senza poter ricevere il lavacro santo della nascita in Cristo con il Battesimo, vengono certamente rigenerati alla tua grazia e alla tua vita dal loro sangue innocente, perché vittime del peccato altrui, di coloro che avrebbero chiamato papà e mamma”.
Di qui la dimostrazione dell'insostenibilità delle tesi (strutturalmente illogiche e demenziali) elucubrate dagli abortisti, tesi in affannosa e scellerata circolazione intorno all'immaginaria inesistenza della innegabile dignità umana del feto.
Leone dimostra, infatti, che “la complessità dell'embrione insieme con il suo carattere specificamente umano non solo permettono di argomentare contro l'esistenza di un'anima non spirituale, ma al contrario permettono di argomentare a favore dell'esistenza di un'anima spirituale”.
L'opinione erronea sostenuta dai naturalisti del XVII secolo, secondo cui l'anima, prima prima della nascita, era assente nel feto, fu confutata, nel 1679, da papa Innocenzo XI, il quale affermò che l'infusione dell'anima spirituale coincide con il momento del concepimento. D'altra parte è indubitabile l'intenzione omicida degli autori di aborti e assurda l'intenzione di definire anonimo grumo di cellule l'essere umano che si sopprime con il consenso di una legge infame e coatta.
Il saggio di Leone dimostra, in ultima analisi, che la criminogena, sanguinaria, forcaiola legge abortista è figlia dell'unione ipostatica e triadica di ateismo fanatico, irrealismo paranoide e violenta corruzione dei costumi. In altre parole: l'ateismo ultra moderno è assassino perché “concepisce l'uomo sul modello della bestia”.

Il lettore comprende, senza fatica, che il traguardo di una tale corsa è la società obituaria, la necropoli costituita intorno ad un piacere contro natura, approvato, assistito e guardato dal potere di una marmorea e surreale democrazia. L'orizzonte laicista dell'Occidente è un sistema infettato dalla frenesia obituaria e perciò destinato a naufragare miseramente nel mare agitato dalla aggressiva fertilità di stampo islamico.

Piero Vassallo

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