giovedì 2 febbraio 2017

Rinoceronti di bar e di sacrestia

 Nel dramma Rinoceronti, la accesa immaginazione del geniale autore rumeno Eugène Ionesco ha narrato l'angoscia del refrattario, che contempla, in una scena opaca e desolante, la metamorfosi animalesca (rinocerontesca) dell'uomo posseduto dalla frenesia laica, democratica e progressiva.
 Il dramma inizia, infatti, dalla scena umoristica, di cui sono protagonisti gli osservatori benpensanti, figure dei borghesi, che la frivola chiacchiera del bar democratico, rende incapace di vedere l'orrore, in corsa animalesca, nel branco maggioritario, radunato e comandato a bacchetta dai filosofi natanti nelle acque dei capovolti pensieri, dagli agitatori progressisti e dai sovrastanti usurai.
 La verità, che corre nel testo del non credente Ionesco, rivela la vociante ma desolata sopraffazione esercitata dal rinoceronte, possente figura dello sfrenato, imperioso conformismo, di conio laico e democratico, lanciato in corsa feroce contro la ragione e il sentimento dell'uomo refrattario alla suggestione democratica.
 Nella opinione degli umbratili domatori, i c.poteri forti, agisce, infatti, la capovolta verità, intravista e purtroppo non condivisa da Ionesco: l'apostasia quale fonte del rabbioso delirio in atto nella torrida mente degli ideologisti, che gestiscono il potere trionfante e galoppante nell'ateismo di stampo bancario, in circolazione nel vicolo cieco frequentato dal radical chic.
d.
 Infine è più che mai evidente l'insanabile conflitto, che oppone la screditata e dissanguata ideologia moderna alla verità della dottrina cattolica – vincente quantunque vilipesa e combattuta dal potere mediatico e impoverita dalla timidezza e dal conformismo dei pastori ciangottanti nel deserto, in crescita sfrenata nelle loro parrocchie.
 Il clero si piega davanti all'urlante ma estenuata, crepuscolare e perdente figura del mondo moderno, massa di perdizione, dipinta dai colori grigi, giacenti nella tavolozza disperata, cui attinge il drammaturgo romeno.
 La scena contemporanea, contemplata da Ionesco e rovesciata in una satira feroce e implacabile, in-segna che il destino delle rivoluzioni ateiste e neopagane si risolve in un umiliante e ridicolo paradosso, la vittoria perdente, rappresentata dal capovolgimento del trionfante e gongolante errore sovietico nella contraria, sconcia e rovinosa corsa dell'omosessualismo euro-americano.
 Fra le righe laiche e democratiche, scritte a caratteri cubitali e squillanti dagli immaginari vincitori, infatti, irrompe lo splendore della verità cristiana, trionfante sui rinoceronti, grazie alle imprese di minoranze eroiche, frenate invano dall'ufficiale, servile debolezza di pastori, che il modernismo strisciante nei loro pensieri, rende incapaci di vedere la intrinseca debolezza e lo sfacelo del progressismo progressismo gongolante invano.
 Al clero non vedente e non udente, Ionesco narra, a voce alta, la metamorfosi animalesca dell'uomo in corsa nella direzione del divorzio dalla ragione, ultimo, invincibile ostacolo alla discesa nella foresta dei rinoceronti.


Piero Vassallo

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