venerdì 24 febbraio 2017

Necrofilia democratica: La strage degli innocenti

 Imposta da un parlamento intossicato e intontito dalla necrofilia liberal-socialista, l'infezione abortista fu subita e tollerata da un arrendevole partito sedicente cattolico, la Democrazia cristiana, che si era già arresa alla legge divorzista, pur di conservare la poltrona al capo del governo Mariano Rumor.
 Vivente grazie all'ossigeno prestato dai deputati capitolardi, e al sonno di un popolo intontito e narcotizzato dall'urlo del potente e sfrenato giornalismo progressivo, (potere obbediente alla disonesta, mitologica ciancia intorno alla suprema autorità del voto referendario), la infame legge abortista incontra, finalmente, la risoluta e intrepida opposizione di ginecologi dotati di sano e refrattario intelletto.
 Uomini di scienza ritengono che la legge naturale sia degna dell'ossequio che, invece, si deve rifiutare coraggiosamente alla legge positiva inquinata da passioni criminogene, circolanti in una maggioranza politica contagiata e ottenebrata dai pensieri tossici, saliti dal sottosuolo iniziatico e dal vespasiano gay.
 La coraggiosa, irriducibile resistenza dei ginecologi a una disonesta, inumana e tirannica legge, conferma, infine, le ragioni del rovente disprezzo che i cattolici refrattari hanno per tempo rovesciato sull'impagliato buonismo dei radicali d'acquasantiera, preti senza bussola e senza cuore, che depongono la loro inutile ma vergognosa astensione ai piedi dei banditori radical chic di una legge infame e assassina, che li rende meritevoli di un implacabile disprezzo.
 Refrattari, imperterriti in mezzo ai vescovi assordati dall'incessante rumore della stucchevole celebrazione post conciliare, i ginecologi disobbedienti rappresentano l'avanguardia alla quale appartiene il futuro, già in cammino sulle rovine delle moderne rivoluzioni.
 Giuliano Ferrara, uno fra i più lucidi e ostinati difensori del sacro diritto alla vita (specialmente alla vita innocente e indifesa) rivendica i princìpi che i vescovi bergogliani hanno consegnato alla macchina che addolcisce e addomestica i pensieri scomodi e le sfide al potere esercitato dai nichilisti democratici. In un articolo pubblicato oggi nel quotidiano Il Fatto, osa indicare il bersaglio umano, sul quale sono puntati i coltelli affilati dalla della ciancia abortista: “La sanzione della condanna a morte di esseri ancora non nati, piccolissime persone che si possono fotografare, che sentono dolore, che hanno una struttura cromosomico finita e unica al mondo”.
 Le parole di Ferrara azzoppano i camminatori avanzanti (progredenti) sugli acrobatici sentieri del dis-umanesimo di stampo laicista.
 L'aborto è un delitto infame e maramaldesco; delittuosa e spregevole è la legge che lo assolve o addirittura lo incoraggia e lo finanzia. Indecoroso il potere dello stato che una tale legge impone. La disobbedienza degli intrepidi ginecologi per la vita è il segno della albeggiante rivolta contro i mortiferi poteri del progressismo di stampo cainita e/o sodomitico.


Piero Vassallo

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