martedì 1 novembre 2016

La teologia surrealista di papa Bergoglio

In entrambe le parti [cattolica e luterana]  c'era una sincera volontà di difendere  la vera fede.
Francesco I


 Nel 1931, il cardinale Eugenio Pacelli, allarmato e angosciato dal pacioso languore, in cui si era adagiata la resistenza cattolica all'eresia modernista, affermò profeticamente che un prelato senza vera fede, figura della paradossale pietra di legno, avrebbe potuto occupare - con esiti sciagurati e devastanti - il soglio pontificio.
 L'elezione del cardinale Pacelli al pontificato interruppe, per la durata di quasi un ventennio, il cammino, alla luce del giorno, della rovinosa teologia dei modernizzanti.
 Pio XII, circondato da curiali inaffidabili, frenò ma non poté impedire il sotterraneo – oscuro e verminoso - progresso dell'errore.
 Lo scoppio della seconda guerra mondiale peraltro suscitò più urgenti e drammatici problemi. La minaccia costituita da sanguinarie ideologie attirò l'attenzione della gerarchia cattolica, che, per sventare il pericolo, promosse assidue opere di misericordia.
 L'urgenza dei problemi posti dalla guerra impedì l'avvistamento tempestivo e la necessaria reazione all'involuzione nichilistica, in atto nell'avanguardia del mondo moderno.
 Terminato il nobile pontificato di Pio XII, i modernizzatori, nascosti nella deliziosa ombra del papa buono, ripresero, con nuova lena, la loro rovinosa, progressiva attività.
 Il foro interno dei sacerdoti è ovviamente impenetrabile e ingiudicabile. Le bizzarre esternazioni di alcuni fra i successori di Pio XII svelano nondimeno i rovinosi risultati ottenuti dal cammino border line della teologia modernizzante, in attività incontrollata e funesta, dopo l'allegra, squillante e gongolante celebrazione del Concilio ecumenico Vaticano II.
 Di qui l'irresistibile ascesa del paroliere italo-argentino Jorge Mario Bergoglio, dal sagace scrittore Antonio Socci sarcasticamente definito cappellano di Obama e maggiordomo della Casa Bianca.
 Bergoglio, con un gesto che il quotidiano di Giuliano Ferrara definisce omaggio a Lutero, ha facilitato e quasi incoraggiato l'esplosione di una teologia vagamente e allegramente imparentata con le battute del surrealista André Breton. Si tratta di una teologia avventizia, fittizia e sgangherata, che non esige ma esclude tassativamente l'obbedienza dei fedeli.
 L'inefficacia della teologia bergogliana peraltro si deduce dalle statistiche citate (con sottile intenzione polemica) dal cardinale guineano Robert Sarah: forte crescita della Chiesa africana (strenuamente fedele alla Tradizione) e tracollo della Chiesa sudamericana (de)nutrita dalla teologia progressista, che è stimata e professata da papa Bergoglio.
 L'intossicazione della cultura cattolica si legge a chiare lettere nel bizzarro manifesto dei vescovi progressisti, un documento in cui si contempla il perfetto, stralunato rovesciamento della misericordia nel viscido buonismo:
a. la proposta di ammettere alla sacra Comunione chi è divorziato e vive una nuova unione civile;
b. l'affermazione che la convivenza è un'unione che può avere in se stessa alcuni valori;
c. la perorazione per l'omosessualità, che è presumibilmente normale.
 La circolazione di tali curiosità, frutti del potere conquistato (e abusato) dai nuovi teologi, dimostra la necessità urgente di resistere alle suggestioni emanate da quella alta frazione della gerarchia vaticana che è ferita e intossicata dalla schegge del modernismo.


Piero Vassallo

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