venerdì 14 ottobre 2016

IMMORALITÀ VATICANA (di Piero Nicola)

Francesco I predica l'accoglienza degli stranieri che vengono in Italia e in Europa da ogni parte del mondo. Il fatto è arcinoto. Sebbene i suoi discorsi sul tema siano per lo più generici - e per questo pecchino di omissione - possiamo concedere che si riferiscano a genti bisognose. Tuttavia, anche così, la sua morale (che si riveste di cristianesimo e di Chiesa) è falsa e ingannatrice. Inoltre essa implica le eresie per le quali non ci sono stranieri nocivi riguardo a costumi e religione, le religioni sono tutte valevoli, i cattolici non devono predicare il Vangelo a pagani, infedeli, eretici e atei, ma limitarsi a dare un buon esempio.
  Tornando alla morale unica e vera, la Chiesa l'ha sempre applicata con il discernimento e la casistica, a partire dai punti fermi sopra accennati, cioè dal contrario delle suddette eresie. Non distinguere le azioni da compiere di fronte a chi vuole o pretende di entrare nel paese altrui (il nostro), non distinguere fra individui e fra genere di persone, fra rifugiati veri e falsi, tra nocivi ed innocui, non cercare il bene valutando i pro e i contro dei provvedimenti, significa porsi nell'errore, nell'impostura, nell'insegnamento contrario al Vangelo.
  Entrando nel particolare, consideriamo la venuta dei natanti dall'Africa, il pericolo di morte e di violenze della traversata. Che questo pericolo sia corso volontariamente non implica che debba essere accettato da chi possiede la facoltà di scongiurarlo. Ammesso e non concesso che sia giusto soccorrere quelli che affrontano l'emigrazione in tali condizioni, e non dissuaderli invece dichiarando che non si andrà a prenderli in mare, esistono altri modi per evitare le morti che tuttavia si verificano. Per esempio, praticando il soccorso in terra africana, anche col rimedio di un'occupazione di territorio. Non si venga a parlare delle contrarie risoluzioni dell'ONU, che sono regolarmente disattese da stati grandi e piccoli. Perciò la responsabilità delle perdite di vite umane, lamentata quasi giornalmente, ricade in parte su molti emigranti temerari e sui loro traghettatori, in parte sull'Italia che non provvede.
  L'Italia poi si dimostra incapace di sopprimere il commercio degli scafisti, di rimpatriare a sufficienza la moltitudine che non ha diritto di asilo, incapace di integrare secondo le leggi e i costumi propri quelli che hanno tale diritto, incapace di evitare disordini e delitti causati dall'immigrazione, si dimostra indegna riguardo alla debita discriminazione culturale e religiosa, agevolando la costituzione di centri musulmani e la costruzione di moschee, aprendo le porte a colonie di maomettani che non saranno assimilati con l'asilo e la cittadinanza. Se ne hanno le prove deplorevoli  in paesi come la Francia, dove gli islamici risiedono da molto tempo essendo venuti dalle ex colonie.
  Tutto questo per Bergoglio non ha importanza. Lo ha dimostrato ultimamente con le solite, ma sempre più corruttrici, prediche in Vaticano e in Sassonia, e con toni sia insidiosi per le coscienze, sia provocatori.
  "È da ipocriti definirsi cristiani e poi cacciare via gli immigrati," ha detto.
  "È ipocrisia cacciare via un rifugiato. Se mi dico cristiano e caccio via un rifugiato io sono ipocrita," ha insistito presso i protestanti tedeschi, ricordando l'avversione di Gesù Cristo nei confronti dell'ipocrisia.
  Dunque è innegabile il suo rovinoso fare di ogni erba un fascio, dove l'erba utile è poca. Ma nella sua ansia di propagandare l'accoglienza, che è vera e propria barbara invasione, egli si appella curiosamente e contraddittoriamente alla religione cristiana, non al sentimento e all'etica di tutte le religioni ugualmente buone, non al senso di giustizia e di pietà presente ed efficace in ogni uomo, secondo il neomodernismo della neochiesa.
  Ora, giova vedere che la barbara invasione può essere impedita - alcuni Stati già ci provano - e, se mai così non dovesse essere, in Europa non esistono Chiesa e Stato che abbiano la capacità e la volontà di convertire, di cristianizzare, di romanizzare, come avvenne all'epoca del Tardo Impero.
  In tutto questo non c'è quasi niente di inedito. Ciò nonostante, notiamo che lo scrupolo del cattolico, cui s'impone l'esempio del Buon Samaritano, può turbarlo e trarlo in inganno. Sta in agguato il cattivo ricatto morale e spirituale della pseudo-misericordia, che non distingue tra l'immediato, personale soccorso da prestare al povero, al sofferente, e la responsabile misericordia che deve agire rispettando la morale cristiana. 


Piero Nicola

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