sabato 10 settembre 2016

Il californiano vento del vizio contro natura

Durante il secolo sterminato, i due sommi protagonisti della rivolta europea contro la fede cattolica e la ragione naturale, il filo nazista Martin Heidegger e il paracomunista Jean Paul Sartre, furono (almeno...) indenni da cedimenti fisici e teoretici al vizio contro natura. 
 Il filo nazista Heidegger intrattenne un rapporto rovente e tempestoso con una giovane allieva ebrea, Hanna Ahrendt, che lo tenne lontano dal problema sodomitico, in allegra circolazione nella Germania, intontita ma non preservata dal suono delle maschie e magiche trombe hitlero-wagneriane.
 Instancabile seduttore, Sartre manifestò, in alcune squillanti pagine dei suoi romanzi e dei suoi racconti brevi, un rovente disprezzo nei confronti dei sodomiti, identificati – addirittura - con i reazionari e i complici degli invasori nazisti. 
 (Per inciso: è lecito immaginare lo sconcerto e la pena procurati alle appassionate lettrici demo-esistenziali, ad esempio all'onorevole Monica Cirinnà, dalla furia antisodomitica in corsa beffarda – quasi fascista en travesti – nelle venerate pagine dal magister della sinistra perpetua, Sartre. Pagine nelle quali l'autorevole e incensato maestro della sinistra eterna e irriducibile, rovescia e schizza l'ombra di un dileggio velenoso su quelle idee libertine, che saranno accolte trionfalmente nel pantheon della setta progressista).
 Autore della tagliente e quasi volgare definizione delle comunelle pederastiche - “massonerie da pisciatoio” - Sartre, nella romanzata trilogia auto incensatoria, Il cammino della libertà, attribuì ai circoli sodomitici la colpevole approvazione e l'aperto sostegno alle idee professate dagli invasori nazisti.
  Quasi obliando la persecuzione e il feroce concentramento nazista degli omosessuali, Sartre spinge la sua avversione al vizio contro natura fino al punto di accostarlo alla morale dell'odiato nemico tedesco.
 Nel racconto Infanzia di un capo, Sartre tenta addirittura di dimostrare che l'atto contro natura è il rito di iniziazione alla cultura della destra. 
 In una squillante pagina della trilogia Il cammino della libertà Sartre sostiene che l'iniziazione dei   francesi alla setta filo nazista avviene in un vespasiano consacrato.
 L'esistenzialismo ateo di Sartre rifiuta e capovolge i princìpi della filosofia perenne e della morale tradizionale, ammette l'aborto e l'eliminazione del nemico fascista (nell'ultimo capitolo della trilogia Le chemin de la liberté, rappresenta se stesso in figura di fuciliere/giustiziere) e tuttavia scende di malavoglia (forse per un taciuto pudore) in quel perfetto odio contro la vita, che l'arcobaleno ateista attinge nella ripugnante notte dei sodomiti.
 Il fatto è che la sinistra disprezzava la sodomia, giudicato (non senza ragione) vizio della borghesia smidollata. Nel settembre del 1949, fu esemplare l'espulsione dal Pci di Pier Paolo Pasolini, accusato di infami atti pederastici.
 La giustificazione filosofica della sodomia è invece entrata in scena nel fatico 1968, promossa da un noto e illustre praticante, l'incensato filosofo francofortese/californiano Herbert Marcuse.
 A monte dei sodomiti filosofanti oltre e perfino contro Sartre, regna l'invincibile delirio marcusiano, secondo cui il principio di non  contraddizione è il fondamento dell'orrido fascismo. Sentenza in cui il fascismo è associato alla calunniata, censurata  e proibita resistenza alla corruzione avanzante sotto l'usbergo della illogicità e della follia propriamente detta.
 Il motore della corsa in direzione di un'anarchia morale sapientemente progettata dai poteri forti ed attuata dai politicanti deboli (ad esempio gli iscritti alla obbediente classe Cirinnà) è l'avversione furente alla religione cristiana.
 Al proposito è doveroso rammentare il giudizio di Sartre, nel quale palpita il cuore dell'Occidente anticristiano: “L'assenza di Dio è più grande e più divina di Dio”.
 Ora è evidente che l'attacco sartriano alla religione cattolica incoraggia e quasi giustifica il disprezzo, che gli islamici nutrono contro la declinante civiltà europea.
 Un delirio scaccia l'altro. Di conseguenza è lecito sostenere che il vizio californiano, figura ultima dell'Occidente laico e progressivo, è lo strumento di un masochismo umanitario, che invoca - provoca –  l'immigrazione islamica, incursione selvaggia di giustizieri tenebrosi e di terroristi implacabili. 



Piero Vassallo

Nessun commento:

Posta un commento