venerdì 27 maggio 2016

Dal dialogo ecumenico al compromesso con l'errore

Ai teologi volanti e festanti nel rovente soffio del post concilio, il compianto Nino Badano, dopo aver contestato l'incauta apertura al dialogo, rammentò l'esempio offerto da un papa di santa vita e di alta dottrina, San Leone Magno (Volterra 390 – Roma 461).
 L'intrepido pontefice, infatti, sconsigliava energicamente e addirittura proibiva il dialogo con gli eretici e i non credenti: “Dovete evitare gli uomini che sono contro la Verità come si evita un veleno mortale: dovete detestarli, astenendovi anche dal parlare con loro perché sta scritto: la loro parola rode come la cancrena”.
 Purtroppo l'ammonimento di San Leone Magno è stato addolcito dalla nuova teologia, quindi capovolto nell'ascolto prestato dalla gerarchia alla untuosa/rumorosa chiacchiera degli interpreti (franco-tedeschi) dello chic tecclesiale.
 L'esortazione di San Leone Magno è stata censurata e sostituita dal caramelloso/avventuroso ecumenismo e dal soggiacente delirio teologico, a tempo debito denunciato da Cornelio Fabro, vox clamantis in deserto.
 Dal suo canto Badano affermava che, dopo il concilio per antonomasia, “l'intransigenza è proscritta: per accordarsi col mondo si dà a Cesare anche ciò che è di Dio; gli uomini amano fingersi più misericordiosi di Lui”.
 Il clero untuoso e conformista, avendo elevato don Giuseppe Dossetti alla dignità appartenente a San Tommaso d'Aquino, non vede o  finge di non vedere l'inefficacia del dialogo - a struttura capitolarda e ad effetto rovinoso - con la vana gloria dei prestigiatori di parola laica.
 Gli interpreti del pensiero radical chic ottengono dall'incauta e disarmata bonarietà della gerarchia vaticana il battesimo e la cresima di chiacchiere esangui, in desolata/affranta agitazione nella totentanz laica, democratica e progressista.
 La gerarchia conciliare sembra incapace di vedere l'estenuazione e l'agonia del laicismo post  moderno, uno sfinimento che talora si rovescia nel delirio drogastico, talora affonda nei paradossi della medicina mortale, talora, infine, si consegna, quasi gongolando, al minaccioso e cupo avvenire islamico.
 Il giornalismo di servizio, applaudito dal Vaticano buonista, nasconde e censura intanto i cattolici sacrificati – giorno dopo giorno - sui feroci altari della religione maomettana.
 Impassibili i giornalisti di obbedienza clericale amplificano il grido della complicità indirizzata agli islamici, che invadono (a loro rischio eventuale e a nostro sicuro danno) la disarmata, calpestata e intossicata terra italiana.
 Il malinconico destino degli europei passa per la capitolazione italiana e contempla l'assistenza silente o addirittura esultante all'incontrollata invasione degli islamici.
 Lo sbarco dei maomettani nelle terre dalle quali furono cacciati dalla Cristianità credente e combattente, è una sciagura preparata dalla strutturale debolezza del pensiero laico, un vizio incrementato dalla viltà dei costumi delle masse plagiate dai media pornografici e dalla acquiescenza diffusa da una gerarchia vaticana caduta nella fossa dei serpenti a sonagli sincretisti.
 L'impossibilità di sperare nel soccorso di una classe politica vanesia e debragata costringe gli italiani, ostinatamente refrattari alla schiavitù avanzate al seguito degli islamici, a condividere, allargandola, la sentenza di un filosofo non cristiano, quale fu Martin Heidegger: “solamente Dio ci può salvare dalla stupidità illuminata dalle candele conciliari”.

 Soltanto la fede nel vero Dio può destare gli europei dal delirio, che, rovesciandosi nella teologia onirica, ha suggerito di aprire le porte dell'Europa all'invasore maomettano.

Piero Vassallo

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