mercoledì 20 gennaio 2016

Pensieri cattolici "bombardano" la proposta di Monica Cirinnà



Vox clamantis in deserto catholico, il cardinale Angelo Bagnasco, colpevole di aver detto sempre così, sfida i guru squillanti nel salotto effeminato e nella sacrestia conciliare, e contesta l'oggetto della sessualità progressiva, in venerata, inarrestabile circolazione tra stelle democratiche e strisce gomorrite e gonorrite.
 Spiace scrivere la squillante parola culo, ma di ciò si tratta, nelle severe e angosciate righe dell'arcivescovo di Genova: “la famiglia non può essere uguagliata da nessun altra istituzione o situazione. … la Cirinnà è una grande distrazione da parte del parlamento rispetto ai veri problemi dell'Italia”. La disoccupazione giovanile, ad esempio.
 Nessuno potrà affermare seriamente che il giudizio del cardinale Bagnasco interpreta una  teologia di destra.
 Applaudita dai rappresentanti della mistica ambidestra, infatti, la sodomia è una pratica chic, assiduamente incensata ed  esercitata dagli intellettuali trasversali, oscillanti tra Mishima e Pasolini e tra Junger e Gide.
 Da uno squillante cabaret all'altro, gli intellettuali sciccosi hanno teorizzato e suggerito il passaggio attraverso un nichilismo assoluto, finalizzato all'attuazione di una vita sufficientemente forte per vivere senza inventare Dio.
 Autore di tali ruggenti aforismi è un noto iniziato, il quale deve il dubbio sulla sua luminosa fama di maschio agli squadristi – manganellatori villani per statuto – che lo bastonarono chiamandolo signorina Evola.
 La sodomia è un crocicchio ideologico, nel quale i fantasmi degli opposti estremismi infiorano la comune radice pagana.
 Se non che l'oggetto di tale incontro ora appartiene a una minoranza viziosa, vivente nel margine estenuato di ideologie smentite dai fatti e macinate dalla storia propriamente detta.
 Scritta con l'inchiostro grigio dei democristiani e con quello rosso dei socialcomunisti, la costituzione italiana non è una pia meraviglia, ma su un punto, almeno, ha allontanato il qualunque dubbio proclamando: “la famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio”. Ove l'aggettivo naturale è postato per esclude la legittimità del matrimonio omosessuale.
 L'impetuoso vento culocratico, che soffia dall'America contro la tradizione cattolica, ha invece per fine l'umiliazione del diritto naturale e delle virtù tradizionali.
 Se non che  l'ideologia pederastica non possiede la forza elastica e il fascino necessari a zompare oltre la costituzionale italiana, nell'intento di violare e capovolgere la tradizione cattolica. La refrattarietà del patriarcale popolo italiano, infatti, è un argine contro la depravazione americana.
 Il freddo silenzio del presidente Sergio Mattarella – verosimilmente – manifesta una forte contrarietà alla perversione sodomitica insita nel progetto dell'onorevole Monica Cirinnà. 
 Dalla Cei si levano segnali d'insofferenza. Il vescovo di Perugia, cardinale Gualtiero Bassetti, esorta le associazioni ecclesiali a scendere in piazza per manifestare il dissenso alla proposta della Cirinnà.
 Perfino i prelati che applaudono le larghe concessioni del buonismo/immoralismo post-conciliare tentennano davanti alla scandalosa enormità della ventilata  legalizzazione della sodomia.
 Non per caso, un progressista del calibro di monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana,  si aggira, in veste di acrobatico cerchiobottista, nelle pie nebbie del dire e non dire e sentenzia: “lo stato ha il dovere di dare risposte a tutti nel rispetto del bene comune”. Tutti, nella lingua della teologia conciliare, significa avvicinamento ai sodomiti festanti nel vespasiano, mentre il cauto riferimento al tradizionale bene comune mette in dubbio la liceità del vizio atlantico.
 Accertata l'impossibilità di far correre la misericordia in direzione di due opposti traguardi, la normalità e la sodomia, l'Italia cattolica esce infine dalle piste della teologia danzante a passo doppio (argentino) e rigetta le suggestioni diffuse dai modernizzatori, rianimatori degli errori  scheletrici, che son sepolti nei cimiteri delle rivoluzioni.

 Nella normalità, vivente oltre le tombe della desolazione progressista, corrono le insorgenze dei cattolici, che frenano l'intenzione di variare il decalogo canonizzando – surrettiziamente –  il comico girotondo intorno alla domanda “chi sono io per giudicare?”

Piero Vassallo

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