mercoledì 27 gennaio 2016

L'IDOLATRA FIGLIO DEL SECOLO (di Piero Nicola)

  Personaggi saccenti, di ogni parte politica e filosofica, emettono, come veneratori di feticci, giudizi ascoltati e condivisi. Lo abbiamo detto e ripetuto. Talvolta, però, fa piacere che le nostre affermazioni trovino riscontro in clamorosi fatti del giorno.
  Il Presidente iraniano Rouhani è venuto a Roma. Le massime autorità del Bel Paese e il colloquiante Bergoglio lo hanno ricevuto con ogni rispetto per la sua carica. Questi alti rappresentati delle nostre istituzioni e del Vaticano hanno messo a nanna i loro principi di libertà democratica e di diritti umani. Gli affari economici vengono prima dei sacri principi. Che poi i  loro capisaldi siano fasulli, non fa che aumentare il discredito di questi signori: pronti a sbandierare le magne carte della Rivoluzione Francese e dell'ONU non appena torni utile, o non appena gli venga richiesto dai padroni dell'Occidente; per esempio, contro il presidente siriano Assad, del quale Rouhani è un grande alleato.
  Ora, i cerimonieri del governo hanno castigato le antiche statue nude e invereconde nei luoghi visitati dall'eminente ospite, nel chiaro intento di usargli rispetto; quando il fatto non sia dipeso da un desiderio dell'ospite stesso. Se anche ci sia stato un eccesso di zelo, nessun osservatore equilibrato avrebbe gridato allo scandalo, nessuno sano di mente avrebbe rivolto accuse severe ai castigatori delle pudende marmoree e dei conturbanti simulacri di Venere. In tempi normali, i giornalisti avrebbero ironizzato, magari sull'islamica virtuosità, allietando con arguzie il loro spettabile pubblico.
  Invece si sono scomodati i pensatori, i custodi dell'Arte e il sovrano popolare. Essi hanno sparso lacrime e fiele sul provvedimento. Le televisioni - che ormai è inutile qualificare - ci hanno fatto sorbire a più riprese le prove dell'oltraggio: le immagini dei pannelli con cui si sono tolti alla vista, alla contemplazione, gli adorabili capolavori.
  E siccome gli inscatolamenti erano affatto precari e temporanei (destinati a stare su forse per qualche ora e senza scapito per i fruitori delle opere scampate alle secolari distruzioni), l'indignazione ha avuto senz'altro un carattere religioso. Certo si tratta di superstizione e feticismo; il cui significato è importante. Con simili storture mentali non possono coesistere sani sentimenti religiosi e nemmeno un sano rispetto del vero e del giusto.
  Con gli animali si verifica una passione insana che presenta diversi punti in comune con la precedente. Quasi ogni giorno dobbiamo assistere a costernazioni ed esecrazioni in occasione della morte naturale o dell'uccisione legittima di una povera bestia. Si è giunti a falsificare i fatti e le statistiche per giustificare che vengano risparmiati orsi, cinghiali, lupi, volpi e faine, quando minacciano l'incolumità di malcapitati e di abitanti, quando danneggiano seriamente allevamento e agricoltura. Spendiamo milioni per mantenere in vita e curare cani costretti a condurre un'esistenza grama. Nel Meridione il pericoloso randagismo è più diffuso di un tempo, perché catturare i randagi e mantenerli costerebbe troppo. I casi di venerazione degli animali non si contano, e, quel che è peggio, tale vizio viene presentato come rispettabilissimo, anzi encomiabile.
  A ben vedere, questi amori aberranti sono figli della fornicazione con la libertà abusiva, con la falsa religione e con l'orrido nulla.

Piero Nicola

  

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