domenica 8 novembre 2015

IL BUONISMO (di Piero Nicola)

Che questo neologismo assuma un senso spregiativo ci sono pochi dubbi. Che esso sia stato coniato tempestivamente, essendo di grande utilità, è bensì vero. Che tuttavia il suo concetto serva generalmente alle critiche ironiche o mordaci di laicisti che se ne appropriano, dispiace ai credenti vivi, ma ci possono fare poco. In democrazia la minoranza ha sempre torto. Per cui è facile spingere il Testimone veridico in un angolo e schiacciarlo con le calunnie, come fanno i vigliacchi coi più deboli.
  La maggior disgrazia è che troppi cattolici, ammaestrati con la dottrina svenevole e imbrogliona, sono buonisti inconsapevoli. Gli impegnati a fare il bene, i gratificati dalle loro opere buone, quelli che, operatori dell'assistenza ai poveri, ai malati, ai disabili, ecc., dicono d'aver ricevuto tanto da loro e più di quanto abbiano dato, tutti questi benemeriti, di regola, sono oggettivamente in grave difetto. Si curano dei corpi, del benessere psicologico, e non si preoccupano delle anime, dell'essenziale. Essi hanno l'attenuante di non aver ricevuto il buon esempio da chi, indossando la veste religiosa, dovrebbe darlo; hanno la scusa d'essere stati istruiti in modo eretico.
  Tuttavia ciò non li mette al riparo dalla colpa. Da una parte, la necessità per tutti di avere un'anima monda e il dovere d'ogni fedele d'aiutare il prossimo a mondarsi e a istruirsi per essere pronti al gran momento finale, che come ladro verrà e, dall'altra parte, la negligenza verso l'azione caritatevole volta a procurare i mezzi per la salvezza eterna, formano un'incongruenza che dovrebbe ammonire la coscienza degli incuranti, i quali, in pratica, restano indifferenti al bene spirituale della persona assistita. Badano alla sua dignità nel rispetto formale, dimenticando la dignità umana di fronte al Creatore. Si prestano alla suggestione della creatura fatta a Sua somiglianza, senza considerare il raggiro bergogliano, e non solo, che suppone la somiglianza sempreverde.
  Gli esempi di tale contraddittorietà si affollano all'occhio osservatore. Recitando il Credo, i cattolici affermano di credere alla Comunione dei santi, ossia dei membri della Chiesa; e sovente i devoti macchiati di buonismo eleggono un proprio Santo patrono per chiedergli grazie. Ma il  canonizzato martire o confessore è soltanto un membro eccellente del Corpo Mistico, ogni fedele può domandare a un altro o al prete di pregare per lui, e difatti ciò ancora succede. Invece, trattandosi di soccorrere il fratello che ha evidente bisogno di correzione fraterna, di togliersi un dubbio intorno a Dio, intorno al peccato o ad altra cosa che svia dall'osservanza, costoro si astengono, peccano di omissione. La fede senza le opere è morta. Il sollievo recato ai disgraziati lo prestano anche gli atei, e non è opera cristiana. D'altronde, la mancanza messa in rilievo supera l'ordine morale violato attuando la semplice indulgenza e l'errore.
  "Correzione fraterna - È l'ammonizione privata ad una persona per rimuoverla dal peccato. Il motivo della c. f. è la carità, il fine l'emendamento del peccatore (Summ. Theol., 2a-2ae, q. 33, n. 1) [...] La c. f. promana dalla legge naturale, essendo una speciale applicazione dell'amore cui si è tenuti verso il prossimo; ma è stata pure riaffermata e perfezionata dalla legge positivo-divina (Mt. 18, 15)". Enciclopedia Cattolica, vol. IV, col. 650.
  "La dottrina del Corpo mistico difende la necessità dell'apostolato sia nei riguardi degli individui come anche dei popoli". Enciclopedia Cattolica, vol. VIII, col. 1111.
  "Lo spirito di apostolato nel fedele è frutto della carità verso Dio; poiché non è possibile che si ami sinceramente e fortemente Iddio senza adoperarsi in qualche modo per farlo maggiormente conoscere ed amare". Enciclopedia Cattolica, vol. I, col. 1680.
 Se dall'alto hanno detto che qualsiasi religione conduce sulla strada preparata da Dio, e persino Madre Teresa, buona buona, non volle disturbare i pagani nelle loro credenze, non è questo un motivo per accecarsi, per smettere di ragionare e non spedire a quel paese i traditori.
  Gesù prescrive ai suoi pastori e missionari di predicare o annunciare il Vangelo; dunque la verità è necessaria e deve essere conferita. Ancor oggi si parla di catechesi, si pratica un'istruzione di quelli che devono prendere i Sacramenti. Sebbene l'istruzione sia cattiva, il principio rimane secondo la logica incrollabile.
  Il debito della cura delle anime non compete soltanto ai pastori e ai genitori, ai governanti, agli insegnanti, ai padroni. Il Vangelo abbonda di casi in cui si ripete il comandamento per ciascun seguace di Cristo di badare alla salute spirituale del compagno e, possibilmente, anche dell'infedele o dell'errante. Non basta affatto offrire un esempio muto o reticente - che non sarebbe il buon esempio - occorre la parola veridica, quando si ha la speranza che essa possa servire, occorre non trascurare occasione propizia alla conversione.
  Il fatto che i preti odierni si comportino a rovescio, con omissioni, errori e dialogo offensivo del Signore, non può abolire né la logica, né il volere di Dio, né il dovere di ubbidirgli.
  Il mondo settario e di quelli cui non par vero di poter passare attraverso la porta larga, non vuole che la Chiesa abbia l'unica Verità, opposta alle mondane dottrine erronee, la Verità di Cristo chiara e diamantina. Perciò il mondo ha messo il buonismo sugli altari, l'amorevolezza corta, dolce, valevole per una falsa verità.
  Ed ecco chi propugna la finta virtù, introdotta dai principi della terra: 28/10/2015 - “Adesso, per finire questa udienza, invito tutti, ognuno per conto proprio, a pregare in silenzio. Ognuno lo faccia secondo la propria tradizione religiosa. Chiediamo al Signore, che ci faccia più fratelli fra noi, e più servitori dei nostri fratelli più bisognosi. Preghiamo in silenzio” (Jorge M. Bergoglio, Piazza San Pietro, 50° anniversario della Dichiarazione del Concilio Vaticano II "Nostra ætate”).


Piero Nicola

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