venerdì 9 ottobre 2015

Pinerolo & Predappio emblemi della diversità italiana

Nel voluminoso saggio La maschera di ferro, storia di un misterioso esiliato a Pinerolo e della sua discendenza, lo storico Marcello Rambaldi Guidasci sostiene (insinua) che due celebrati figli della severa e non sanguigna (ovvero esangue) cittadina franco-piemontese, Luigi Facta e Ferruccio Parri, discendevano, in qualche modo, dal misterioso personaggio, che fu perseguitato, mascherato e deportato dal Re Sole.
 Di qui l'uso dell'espressione Pinerolo ridente città, quale esempio lampante della figura rettorica detta ossimoro (ovvero unione irreale di acuto e ottuso).
 Non è pertanto pensabile un progetto inteso a proporre le figure di Facta e Parri quali attrazioni per i turisti viaggianti nei paesi d'origine dei protagonisti della storia nazionale.    
 Eseguito il doveroso inchino all'antifascismo diventa lecito affermare che la cittadina di Predappio non è circondata e assediata dalla solitudine struggente che affligge Pinerolo, nome dall'oltraggioso Rambaldi Guidasci storpiato e ridotto a Uggiarolo.
 In breve: a Predappio si rovescia un incessante/crescente flusso di turisti, mossi dall'ammirazione per Benito Mussolini.
 Un affare che sporca la nobiltà antifascista della cittadina romagnola. Il sindaco di Predappio, dottor Giorgio Frassineti, afferma infatti: “Il mio giudizio sul fascismo è netto”.
 Netto, nell'Italia del nipote del piccolo scrivano fiorentino, Matteo Renzi, significa pensare nel buio della notte. Il dottor Frassineti si addentra nel vocabolario oscuro per affermare: “netto non significa che si debba nascondere un pezzo della nostra storia”. Fiumi di parole urlate e/o scritte per deprecare il nero ventennio svaniscono in un battibaleno: il sindaco comunista di Predappio annuncia la restaurazione (fisica) della Casa del Fascio, costruita nel 1934 per volontà di Arnaldo Mussolini: “abbiamo appena firmato l'atto decisivo [categorico? Il timbro della voce induce a pensarlo] per la realizzazione del progetto, cioè il programma di valorizzazione” . Spesa cinque milioni.
 Gli ossimori si sprecano: l'illustre sindaco parla di valorizzazione antifascista di un'opera squisitamente fascista, ammesso e non concesso che si possa attribuire la squisitezza a una bieca opera della tirannia nera. 
 Attonito il contribuente democratico si domanda: perché l'ingente cifra investita per restaurare un'opera costruita dal fratello del bieco tiranno? Perché non si è pensato infine a restaurare la casa pinerolese di Ferruccio Parri? La memoria del patriota Parri è forse sbiadita? Forse si deve credere che i luoghi della sconfitta memoria fascista attirano più di quelli della memoria vincente?
 Le trombe della repubblica fondata sulla Resistenza squillano nelle piazze e nelle scuole ma la contraria memoria non declina. Una sana e sdegnata mestizia invade i cuori istituzionalizzati.
 Tuttavia i fascisti non passeranno! I fascisti? Il più giovane dei fascisti, nella radiosa primavera del 1945 aveva 15 anni, oggi ne ha 85. Il tempo passa e l'uom non se ne avvede. La calcolatrice repubblicana non ha memoria.
 Perché la nostalgia, infine, si dirige a Predappio invece che a Pinerolo? Perché gli italiani non rimpiangono Parri? Perché il ricordo di Facta è sbiadito? Perché l'ottimo Mattarella non accende e non infiamma i nostri cuori? Forse la nostra democrazia è un cibo da mangiare freddo? O è intrinsecamente fredda?  

       
Piero Vassallo

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