mercoledì 21 ottobre 2015

IMMORALITÀ DELLA LIBERTÀ DI STAMPA (di Piero Nicola)

  In una delle solite interviste televisive, un certo commissario addetto al bene pubblico, parlando di un fenomeno di corruzione esteso in tutt'Italia, vedeva il lato positivo del suo venire a galla, provocato dagli inquirenti e dalla magistratura, e quindi una prospettiva più rosea per l'avvenire. Il mondo intero, egli osservò, lamenta la corruzione e lotta contro di essa. Soltanto i regimi che esercitano la censura sulla stampa non danno un'idea del malaffare che possa esservi. Comunque fosse, egli si premurò di dire, non avrebbe barattato con nient'altro al mondo la libertà di stampa. L'intervistatore  gli fece eco: tanto meno lui vi avrebbe rinunciato.
  Siamo in mano a gente affetta da simili pregiudizi di scarsa coscienza civile. Perciò è normale che la corruzione abbondi nei paesi liberal-democratici e che tale cancro in essi faccia il suo corso inesorabile.
  Purtroppo anche gente dabbene e attaccata a sani principi rimane scossa o perplessa all'idea che venga limitato il diritto a parlare e a pubblicare. Ciò ha pure agevolato l'ecclesiastico fare proprio il diritto incondizionato alla libertà di religione.
  Tutto questo posso sostenere tranquillissimamente. In epoca affatto simile alla nostra di sovranità popolare e di diritti dell'uomo rivoluzionari, i Pontefici senza macchia e senza paura hanno scritto e predicato che la libertà di stampa, quale oggi è vigente, non soddisfa alla morale. Ad esempio, nella sua Enciclica Libertas del 20 giugno 1888 Leone XIII deplorava il concerto delle facoltà illecitamente legalizzate di sedurre il popolo con opinioni e dottrine nocive, come il liberalismo, il socialismo e il comunismo.
  "La libertà, dono di natura nobilissimo, e proprio unicamente degli esseri intelligenti o ragionevoli, conferisce all'uomo questa dignità di essere in mano del suo consiglio ed avere intera padronanza della sue azioni.
  "La qual dignità però importa moltissimo come sia sostenuta, perché dall'uso della libertà derivano del pari sommi beni e sommi mali".
  "Questa Chiesa [che non potrebbe essere quella odierna] è tenuta da tanti per nemica dell'umana libertà. Il che proviene da una falsa e strana idea della libertà medesima, che costoro o snaturano nel suo essenziale concetto, o allargano oltre il dovere, estendendola a cose, nelle quali di ragione l'uomo non può essere libero".
  "Tali [cattive] libertà [...] sono pertinacemente tenute da molti come il più bel vanto dei nostri tempi, e come fondamento così necessario alla buona costituzione degli Stati, che senza di quelle non possa neanche concepirsi governo perfetto".
  "Come la volontà, che è appetito razionale, così la libertà, che è appartenenza di quella, ha dunque per oggetto il bene conforme a ragione.
  "Vero è che, essendo difettive ambedue le potenze, può accadere, e pur accade sovente, che la ragione proponga alla volontà beni non veri, ma apparenti, e la volontà li segua".
  "Egregiamente avvertivano contro i Pelagiani, Agostino ed altri, che se il poter deviare dal bene appartenesse all'essenza o alla perfezione della libertà, allora Iddio, Gesù Cristo, gli Angeli, i Beati, che questo non possono, o non sarebbero liberi, o men perfettamente lo sarebbero che l'uomo viatore e manchevole.
  "Molte cose discorre spesso su ciò il Dottore Angelico, dalle quali si deduce che il poter peccare non è libertà, ma servaggio".
  "Ordinamento della ragione è la legge". "L'uomo va soggetto alla legge, perché è libero per natura".
  "Grandissimo purtroppo è il numero di coloro che, imitando Lucifero [...] sotto nome di libertà vogliono un'assurda e pretta licenza: e siffatti sono i seguaci di quel partito sì diffuso e potente che, dalla libertà preso il nome, si appella liberalismo".
  "La legge che, comandando o proibendo, regola le azioni dei cittadini, è lasciata all'arbitrio del maggior numero, facile via a tirannidi".
  Dopo queste, ed altre, premesse chiarificatrici, si trova lo specifico:
  "Passiamo a considerare alcun poco la libertà di parola e di stampa. - È superfluo dire che questa libertà, se non sia debitamente temperata, e trapassi i limiti e la misura, non può essere un diritto. Potestà morale è il diritto e [...] è assurdo la natura ne dia indistintamente e indifferentemente alla verità e alla menzogna, al bene e al male. Le cose vere e oneste hanno diritto, salve le regole della prudenza, di essere liberamente propagate [...] ma gli errori, peste della mente, i vizi, contagio dei cuori e dei costumi, è giusto che dalla pubblica autorità siano diligentemente repressi per impedire che non si dilatino a danno comune. L'abuso della forza dell'ingegno, che torna ad oppressione morale degli ignoranti, va legalmente represso con non minore fermezza, che l'abuso della forza materiale a danno dei deboli. Tanto più che guardarsi dai sofismi dell'errore, specialmente se accarezzanti le passioni, la massima parte dei cittadini o del tutto non possono, o non possono senza estrema difficoltà. Data ad ognuno piena balìa di parlare e di mandare a stampa, non vi è cosa che possa rimanere intatta e inviolata; neanche quei supremi e verissimi dettati di natura, che debbono riverirsi qual nobilissimo e comune patrimonio del genere umano. Così, oscurata a poco a poco, come spesso avviene, la verità, sottentra il regno dell'errore esiziale e molteplice, con vantaggio della licenza pari al danno della libertà, giacché questa tanto è più sciolta e sicura, quanto più quella è infrenata".
  In concreto, quasi tutta la stampa è corruttrice essendo culturalmente conformista e filogovernativa. Il governo attuale applica leggi empie e inique, che intendono lecito il vizio. La cultura in auge è pervertita. Dunque la stampa abusa della sua libertà, e giustizia vorrebbe che essa sottostesse a debita censura. Risulta lampante come sia balorda l'idea corrente della libertà di stampa e di parola. Il galantuomo dovrebbe convenirne. Dovrebbe ammettere che la censura con la quale difende nondimeno se stesso un regime autoritario anche parzialmente moralista, non sarebbe peggiore di questa democratica formale libertà (leggi: licenza coatta, nella grande misura conveniente al potere) di dire e scrivere a piacimento.
  Che poi il rimedio non sia possibile, perché non esiste potestà e, ormai nemmeno autorità, capaci di far valere il vero, quindi la giusta limitazione all'esercizio del giornalismo e delle molteplici forme di spettacolo, questo è un altro paio di maniche.

Piero Nicola
 


1 commento:

  1. puntuale e opportuno intervento - penso al servizio infame prestato ad associazioni abortiste (omicide) quali il partito radicale - la libertà di stampa è uno dei micidiali cancri del mondo moderno, laico e democratico!

    RispondiElimina