giovedì 2 luglio 2015

DEPOSITO DI ERESIA - II (di Piero Nicola)

Proseguo nell'esame dell'instrumentum laboris, sorta di dettagliato ordine del giorno per la riunione autunnale del sinodo sulla famiglia.
  Un'unione di "vincolo pubblico" che mostri buone qualità "può essere vista come un'occasione da accompagnare nello sviluppo verso il sacramento del matrimonio".
  Una condizione di peccato mortale diventa "occasione da accompagnare nello sviluppo". Si noti come l'azione del pastore sia marginale, secondante uno sviluppo, una predisposizione viceversa soltanto possibile, immaginaria, viste le premesse poste dalla scelta primitiva. Se la previsione ottimistica fallisce, il prete peritoso che cosa farà di fronte a una colpa raddoppiata dell'impenitente? L'evenienza non è neppure considerata.
  "Consapevoli che la misericordia più grande è dire la verità con amore, andiamo aldilà della compassione. L'amore misericordioso, come attrae e unisce, così trasforma ed eleva. Invita alla conversione. Così nello stesso modo intendiamo l'atteggiamento del Signore, che non condanna la donna adultera, ma le chiede di non peccare più".
  Ipocrisia, che esclude il momento della condanna! La richiesta di Cristo esortò e ammonì. Egli non viene meno al momento del biasimo e della condanna; ammonì e anatemizzò in più di un'occasione.
  "La misericordia è verità rivelata". Pretesto per negare la verità rivelata della giustizia, secondo l'insegnamento e l'esempio del Signore e degli Apostoli.
  "L'annuncio del Vangelo della famiglia costituisce un'urgenza per la nuova evangelizzazione".
  La novità nell'evangelizzazione si risolve in errore: negli errori sinora riscontrati.
  "Tenerezza in famiglia - tenerezza di Dio".
  Insistendo sull'amore misericordioso, si spoglia Dio del suo immancabile giudizio.
  "Evangelizzare è responsabilità di tutto il Popolo di Dio, ognuno secondo il proprio ministero e carisma. Senza la testimonianza gioiosa dei coniugi e delle famiglie, Chiese domestiche, l'annunzio, anche se corretto, rischia di essere incompreso o di affogare nel mare di parole [...] I Padri sinodali hanno più volte sottolineato che le famiglie cattoliche in forza della grazia del sacramento nuziale sono chiamate ad essere esse stesse soggetti attivi della pastorale familiare".
  Conferma della lesione inferta al divino ordinamento ecclesiastico, sopra denunciata.
  "Vanno pure ricordate e incoraggiate le famiglie che si rendono disponibili a vivere la missione ad gentes".
  I laici non possono essere investiti della missione, riservata alla Chiesa docente. Il che sarebbe fin troppo logico.
  "La celebrazione nuziale è anche occasione propizia di invitare molti alla celebrazione del sacramento della Riconciliazione".
  La parola "celebrazione" altera il significato della Confessione o Sacramento della Penitenza.
  "Conversione missionaria e linguaggio rinnovato".
  Come viene trattato, il punto conduce al nascondimento del catechismo autentico e dello stesso Decalogo.
  "La conversione è anche quella del linguaggio [...] L'annuncio deve far sperimentare che il Vangelo della famiglia è risposta alle attese più profonde della persona umana: alla sua dignità e alla realizzazione piena nella reciprocità, nella comunione e nella fecondità. Non si tratta soltanto di presentare una normativa, ma di proporre valori, rispondendo al bisogno di essi che si constata oggi anche nei Paesi secolarizzati".
  Ritornello di modernismo e pelagianesimo. Rinuncia all'autorità della Chiesa, voce di Dio. Si presume che i misteri, le verità di fede non accessibili alla comprensione, stiano invece in nuce nell'animo umano, e che esso richieda soltanto d'essere sollecitato per possederli appieno. Si suppone che gli uomini siano inclinati al bene. Cantonata madornale per chierici e laici in regola con la dottrina, sino all'ottobre del 1962.
  Con un sofisma, si dà ad intendere che la "normativa" vada a scapito dei "valori".
  "È necessario adottare una comunicazione chiara ed invitante, aperta, che non moralizzi, giudichi e controlli, e renda testimonianza dell'insegnamento morale della Chiesa, restando contemporaneamente sensibile alle condizioni delle singole persone".
  In pratica: la Chiesa medico pietoso che fa la piaga cancrenosa. L'opportuna cautela iniziale non deve rimanere costante, pena una desistenza eterodossa. Prevedere il secondo tempo del procedimento è indispensabile.
  "Appare necessaria una mediazione culturale capace di esprimere con coerenza la duplice fedeltà al Vangelo e all'uomo contemporaneo".
  Do per sé, tale compromesso abbassa e rovina il magistero.
  "Ricreare con audacia e saggezza, in piena fedeltà al suo contenuto, i modi più adatti e più efficaci per comunicare il messaggio evangelico agli uomini del nostro tempo".
  Ci si salverebbe con questo proposito, reso vano dalle restanti prescrizioni.
  "Tenere in giusto conto le problematiche [sic] derivanti dagli stili di vita odierni".
  "Tutta la pastorale familiare dovrà lasciarsi modellare interiormente e formare i membri della Chiesa domestica mediante la lettura orante e ecclesiale della Sacra Scrittura".
  Senza l'avvertenza che la Bibbia deve leggersi con il commento della Chiesa, la disposizione è protestante.
  "Una comunicazione aperta al dialogo e scevra da pregiudizi è necessaria particolarmente nei confronti di quei cattolici che in materia di matrimonio e di famiglia non vivono, o non sono in condizione di vivere [sic], in pieno [sic] accordo con l'insegnamento della Chiesa".
  Gli estensori del documento si condannano con la ripetuta negazione dell'autorità della Chiesa. Le tolgono pure la grazia della predicazione, che erroneamente attribuiscono al sacramento del matrimonio.
  "Molti Padri sinodali hanno insistito su un approccio più positivo alle ricchezze delle diverse esperienze religiose, senza tacere sulle difficoltà. In queste diverse realtà religiose e nella grande diversità culturale che caratterizza le Nazioni è opportuno apprezzare prima le possibilità positive e alla luce di esse valutare limiti e carenze".
  Abbiamo abbastanza smascherato l'errore che sopravvaluta le "ricchezze" e stima "limiti e carenze" gli ostacoli che precludono la salvezza, e che non vanno posposti per sistema.
  "A partire dalla constatazione della pluralità religiosa e culturale, si auspica che il Sinodo custodisca e valorizzi l'immagine di sinfonia delle differenze [...] stimare quegli elementi positivi che s'incontrano nelle diverse esperienze religiose e culturali [anche atee], i quali rappresentano una paeparatio evangelica".
  La proposizione stabilisce un'orribile giudizio, per il quale le "differenze" non cattoliche possano abbisognare o giovare al cattolicesimo, e dà una mano all'errore per cui i giusti elementi di un culto o cultura costituiscono un avviamento alla conversione. Le "differenze" positive sono insufficienti finché sussistono le negative.
  "Percorsi pastorali di supporto alle famiglie, rivolti sia ai singoli sia alle coppie [...] nei quali aiutare a scoprire la bellezza della sessualità nell'amore".
  Siamo nel vago. Quale "sessualità", quale "amore"?
  Ritorna il "bisogno di includere le famiglie, in particolare la presenza femminile, nella formazione sacerdotale", "la presenza dei laici e quella delle famiglie anche nelle realtà di Seminario, è segnalata come benefica".
  La tradizionale disciplina della Chiesa fu sconsiderata o è divenuta obsoleta; sono saggi questi prelati che fanno venire in mente l'arruolamento delle donne nell'esercito!
  "Nei diversi contesti nazionali e internazionali è utile riproporre la Carta dei diritti della famiglia, mettendone in evidenza il collegamento con la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo".
  Ecco scoperta la connivenza con l'empietà, il commercio con Belial.
  "La castità risulta condizione preziosa per la crescita genuina dell'amore interpersonale [dei nubendi]"
  Dopo la costante omissione della castità che celibi e nubili devono osservare, ci si ricorda di essa in modo anomalo: essa è "preziosa" non imprescindibile; mentre è obbligatoria, pena la perdita della Grazia.
  "Cura pastorale di coloro che vivono nel matrimonio civile o in convivenze".
  "Evidenziare gli elementi della loro vita che possono condurre a una maggiore apertura al Vangelo del matrimonio nella sua pienezza [...] Occorre che nella proposta ecclesiale, pur affermando con chiarezza il messaggio cristiano, indichiamo anche elementi costruttivi in quelle situazioni che non corrispondono ancora o non più ad esso".
  L'ortodossia risulta ormai apparente e ingannatrice. Dopo le eresie teoriche e pratiche fin qui predicate, il "messaggio cristiano" ne è contaminato, è reso inservibile. In quelle "situazioni" non esistono "elementi costruttivi" atti a inviare al "messaggio cristiano", come lascia supporre il "non corrispondono ancora". Né può essere prassi l'indicarli al trasgressore, mentre sarà prassi  giungere all'illustrazione della sana dottrina, che include il timore della dannazione. E, chi l'abbia appresa, avrà perduto ogni attenuante.
  "Accompagnare quanti vivono il matrimonio civile o la convivenza nella graduale scoperta dei germi del Verbo che vi si trovano nascosti, per valorizzarli, fino alla pienezza [sic] dell'unione sacramentale".
  Abbiamo il sigillo posto sull'errore del sistema adottato. Anzitutto, esso non può essere vincolante. In secondo luogo è assolutamente insufficiente, sia per l'opera di conversione, sia per i provvedimenti di giustizia nella società ecclesiale. Si continua ad omettere il caso della risposta negativa venuta dagli accompagnati.  
  Il procedimento consente all'eresia che stabilisce esservi in uno stato di eresia, di infedeltà, di ateismo, l'inclinazione alla conversione, dovuta a elementi di verità insiti in quello stato, sia pure coniugale.
  Il timor di Dio è posto in non cale, insieme al timore dello scandalo e dei peccatori contagiosi. Se non è questo un oltraggio reso al Creatore, in tal modo sfigurato, e nondimeno al Vangelo!
  "Prendersi cura delle famiglie ferite e far sperimentare loro l'infinita misericordia di Dio è da tutti considerato un principio fondamentale".
  "Tutti hanno necessità di dare e ricevere misericordia. Va comunque promossa la giustizia nei confronti di tutte le parti coinvolte nel fallimento matrimoniale (coniugi e figli)".
  Della giustizia principale, verso Dio, non si parla!
  "La misericordia di Dio è senza fine".
  "Accompagnare pastoralmente i separati, i divorziati, gli abbandonati".
  Accompagnamento da pastori mercenari, che non badano a difendere le pecore, p.e. dalle pecore indocili, dentro o fuori del gregge, perciò fattesi lupi e ancora rimaste tali.
  "Si rileva un ampio consenso sull'opportunità di rendere più accessibili ed agili, possibilmente gratuite, le procedure per il riconoscimento dei casi di nullità matrimoniale".
  Tutto va nel senso di allentare i freni, di assecondare il disordine.
  "Le persone divorziate ma non risposate, che spesso sono testimoni della fedeltà matrimoniale, vanno incoraggiate a trovare nell'Eucaristia il cibo che le sostenga nel loro stato".
  Non si distingue se esse abbiano responsabilità nel divorzio e se se ne siano emendate
  "Le situazioni dei divorziati risposati esigono un attento discernimento [discernimento delle circostanze d'una medesima violazione della Legge divina e naturale] e un accompagnamento [quanto è invano sofisticato questo termine che rovescia l'autorità del prete!] di grande rispetto [dalla presunta misericordia, destituita di giustizia, al rispetto indebito e scandaloso il passo è breve], evitando ogni linguaggio e atteggiamento che li faccia sentire discriminati e promuovendo la loro partecipazione alla vita della comunità", che "esprime proprio in questa cura la sua carità".
  "Il can. 693 § 1 del CIC proibisce di accogliere i peccatori pubblici nelle associazioni erette o approvate dalla Chiesa; il can. 855 dice di tenerli lontani dall'Eucaristia fin quando non abbiano dato segni manifesti di emendazione". Enciclopedia Cattolica vol. IX col. 1040.
  "Più d'una volta essi [i fedeli] chiedono come devono comportarsi con persone che vivono in una situazione irregolare (concubini, ecc.), se possono accoglierli, se possono mantenersi in relazione con loro, ecc. Potranno accoglierli e mantenersi in relazione nelle forme e nella misura in cui si provvede al loro bene senza danneggiare spiritualmente gli altri membri della comunità [...] con cautele tali per cui nessuno ne soffra scandalo o trovi incitamento a seguire i mali esempi [...] costante deve essere lo sforzo di amare il prossimo; variabili le forme in cui potrà incarnarsi". Ibid.  col. 1041.
  "Quando vi fu una causa esterna e permanente di scandalo, questa deve essere prima tolta di mezzo, p.e. separandosi dal complice". Diz. di teologia morale, Ed. Studium, 1954, pag. 983.
  "Concubinari sono tutti quelli che vivono in rapporti sessuali extra-matrimoniali, sia che questa abitudine non presenti alcuna forma di matrimonio, sia che la loro relazione si copra con una certa legalità [...] Il concubinato, dal punto di vista della moralità, è equiparato alla fornicazione di cui è una forma continuata [...] Il diritto canonico, oltre a stabilire pene contro i pubblici concubinari (can. 2357 § 2), li considera come pubblici peccatori con tutte le conseguenze che ne derivano: esclusione dai sacramenti e della sepoltura ecclesiastica". Ibid. pag. 289.
  "Fermi restando i suggerimenti di Familiaris Consortio 84, vanno ripensate le forme di esclusione attualmente praticate nel campo liturgico-pastorale, in quello educativo e in quello caritativo. Dal momento che questi fedeli non sono fuori della Chiesa, si propone di riflettere sull'opportunità di far cadere queste esclusioni".
  Quanto meno, viene messo in discussione un dovere canonico della Chiesa.
  "Opportuno discernimento da parte dei pastori circa l'irreversibilità della situazione e la vita di fede della coppia di nuova unione [in concubinato]". I divorziati risposati civilmente "vengano accompagnati da una sensibilizzazione della comunità cristiana in ordine all'accoglienza delle persone interessate e vadano a realizzarsi [sic] secondo una legge di gradualità (cf. FC, 34), rispettosa della maturazione delle coscienze".
  Si dà una legge alla conversione dei peccatori, prescindendo dall'obbedienza, dalle differenti circostanze, dai diversi effetti della cura delle anime esercitata dai chierici, dalla collaborazione di esse con la grazia attuale e della cura.
  "Casi irreversibili e legati ad obblighi morali verso i figli che verrebbero a subire sofferenze ingiuste" abolirebbero la debita riparazione al delitto commesso.
  "Va ancora approfondita la questione tenendo ben presente la distinzione tra situazione oggettiva di peccato e circostanze attenuanti, dato che l'imputabilità e la responsabilità di un'azione possono essere sminuite o annullate da diversi fattori psichici oppure sociali (CCC, 1735 Nuovo!).
  Si scambia il processo operato in confessionale, relativo alle "circostanze attenuanti", con l'osservanza della legge ecclesiastica. che deve essere rispettata persino dall'incolpevole per il bene del Corpo Mistico. Il concubino, presumibilmente reo, deve e può, con debito sacrificio, rimediare al suo stato onde evitare lo scandalo,  rimediare al male procurato, togliersi da una condizione peccaminosa o almeno pericolosa, e dare buon esempio alla prole.
  Stabilire che esiste una "convivenza irreversibile", sanabile con "un itinerario di riconciliazione o via penitenziale" è molto grave. Chi ha commesso un delitto verso Dio e verso il prossimo (coniuge, figli) non è forse obbligato a riparare, a far cessare il proprio scandalo, la propria condizione peccaminosa o che è occasione prossima di peccato mortale, a prezzo di qualsiasi sacrificio?
  Nella realtà, stabilendo il principio di "convivenza irreversibile", affidandone il giudizio ai Vescovi o ai curatori di anime ("il presbitero" potrebbe, in tal caso, "fare uso della potestà di legare e di sciogliere in modo adeguato alla situazione"), si provoca un male certamente superiore a quello eventualmente procurato dalla negazione di esso.
  Altro quesito erroneo, improponibile: sopra l'equiparazione della comunione spirituale a quella sacramentale.
  "Il cammino ecclesiale di incorporazione a Cristo [...] anche per i fedeli divorziati e risposati civilmente si attua per gradi attraverso la conversione continua".
  Proposizione assurda, ribadita e già confutata sopra. Questa presunta gradualità serve soltanto a far ammettere l'inammissibile.
  Tornano i "matrimoni misti con disparità di culto". Le norme irrevocabili emanate dal vecchio CIC sono ereticamente aggirate dicendo che "per i matrimoni interreligiosi sarà importante il contributo del dialogo con le religioni" e che "presentano aspetti di criticità molteplici e di non facile soluzione", quali la  "problematicità dell'educazione religiosa dei figli", "la partecipazione alla vita liturgica del coniuge", ecc.
 Questioni già risolte.
  Segue l'errore di eresia: "Elaborare un codice di buona condotta, in modo che nessun coniuge sia d'ostacolo al cammino di fede dell'altro". Cioè non ostacolare la credenza di perdizione del coniuge!
  "Gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto e delicatezza".
  "Si ribadisce che ogni persona, indipendentemente dalla propria tendenza sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con sensibilità e delicatezza, sia nella Chiesa che nella società". Si auspica "una specifica attenzione all'accompagnamento delle famiglie in cui vivono persone con tendenza omosessuale e di queste stesse persone".
  Le omissioni sono terribili. In questo luogo, come nell'intera istruzione, la realtà è stata privata del vizio, della perversione, della malizia, delle debolezze che inducono a mentire e frodare. Non è previsto il contagio che gli omosessuali possono costituire. La condizione di omosessuale viene implicitamente  considerata accettabile, non correggibile, non dannosa per la vita fisica e spirituale del soggetto. Sono tralasciate le indispensabili raccomandazioni per evitare il peccato contro natura che grida vendetta al cospetto di Dio.
  Il mondo è falsificato in funzione di una predicazione buonista e irrealistica, che potrà ottenere solo fallimenti e ipocrite eco di sé.
  Circa "i metodi naturali per la procreazione responsabile" veniamo rimandati alla Humanae vitae. L'enciclica di Paolo VI va bene, pur essendo discutibili i passi ove l'amore coniugale precede il fine procreativo. Tuttavia l'autore dell'instrumentum laboris tacendo sulla proibizione dei mezzi innaturali,  ricorda genericamente "il bisogno di rispettare la dignità della persona nella valutazione morale dei metodi di regolazione della natalità", che sono soltanto due: astensione dai rapporti coniugali e il loro uso nei periodi di infertilità. E l'autore, eludendo la completa disamina morale dell'enciclica, ne fa uscire arbitrariamente due poli: la buona coscienza, col rischio dell'egoismo, e la legge, "avvertita come un peso insopportabile". Donde "la coniugazione dei due aspetti [un disastro], vissuta con l'accompagnamento di una guida spirituale competente, potrà aiutare i coniugi a fare scelte pienamente umanizzanti e conformi alla volontà del Signore".
  Lo scioglimento del problema, definito dal chiaro insegnamento del Magistero, viene riproposto vagamente e differito, affidandolo ad un "accompagnamento".
   "La vita umana mistero intangibile". "Un amore [coniugale] fedele e profondo [...] nel suo concreto aprirsi alla generazione della vita fa l'esperienza in un mistero che ci trascende".
  Quanto meno, resta nascosto lo scopo della creazione dell'uomo, che è mistero per gl'increduli: Dio ci ha creato perché lo adoriamo e ubbidiamo, così da godere di Lui nella vita eterna.
  L'aborto è chiamato in primo luogo "dramma", quando si tratta di un delitto. Infatti: "La Chiesa è vicina a coloro che hanno sofferto l'aborto".
  "Partecipazione vigile e responsabile [dei genitori cattolici] nei confronti dei programmi scolastici ed educativi che interessano i loro figli".
  Silenzio completo sull'iniquità ed empietà di quei programmi. Silenzio sulla Messa, sulla Grazia santificante, sulla salvezza e sulla perdizione, sui Novissimi.
  Davvero un documento pastorale sui generis, oltre che testo per eresie.

Piero Nicola
 


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