martedì 26 maggio 2015

Irène Némirowsky: La Russia cristiana nella morsa dei totalitarismi

 La scrittrice russa Irène Némirowsky (Kiev 1903 - Auschwitz 1941),  apparteneva a una famiglia di ricchi banchieri ebrei, che si erano rifugiati in Francia perché refrattari e ostili alle suggestioni dell'ideologia leninista. Prima di essere battezzata (2 febbraio 1939) Irène fu risoluta critica dell'ebraismo bancario e/o sovietico, e testimone di una fede cristiana ardente.
 Irène, dopo essersi laureata alla Sorbona, cominciò a scrivere rivelando una singolare attitudine alla narrazione. Nel 1931 la casa editrice parigina Grasset & Frasquelle pubblicò i suoi primi scritti, che furono apprezzati da Robert Brasillach, Pierre Drieu La Rochelle e Paul Morand. Nello stesso anno iniziò la collaborazione con il giornale di destra Candide. Il suo romanzo David Golder, è un veemente, splendido atto d'accusa contro il sordido culto del denaro. Un libro che non dovrebbe mancare nella biblioteca di una destra rientrata in sé stessa, dopo l'incauto viaggio nel capitalismo.
 I nazisti non capirono e non rispettarono la grandezza della scrittrice in rivolta contro la mitologia comunista. Nel 1941 Irène, morì di tifo ad Auschwitz, dove era stata deportata da fanatici  posseduti e accecati dal criminogeno delirio razzista.
 Dimenticata dal potere culturale esercitato ferocemente dalla lobby progressista, ostile alla fede cristiana e incapace di contemplare l'anima russa senza il filtro sovietico e antifascista, la narrativa della Némirowsky è stata riscoperta e pubblicata dopo il tramonto della mitologia marxista-leninista.     
 L'opera di Némirowsky è una magnifica testimonianza indirizzata ai fedeli risparmiati dai morsi velenosi della porno-banca, il potere che infuria a est e ad ovest del conformismo squillante e trionfante nella fedeltà al secolo sterminato.  
 La protagonista del suo avvincente romanzo breve, "Come le mosche d'autunno", è la serva Tatjana Ivanovna, vissuta nella luce di una fede che contemplava l'Onnipotenza del Signore - Tutto è nelle mani di Dio ripete ogni volta che si presenta una situazione difficile - una perfetta figura dell'anima russa, una credente simile a Matrjona, la protagonista del più commovente racconto scritto da Alexandr Solgenitsin. Serva fedele degli aristocratici padroni, i Karin, persone vulnerabili, trascinate dal vento impietoso della grande guerra e oppresse dalla rivoluzione sovietica, Tatjana è estranea e separata dalla storia che sciorina vane illusioni, inutili violenze e umilianti viltà. La sua fede nel Signore Gesù passa attraverso la cruna di una pietà eroica verso i suoi padroni, che escono dalla storia russa sconfitti ed esausti come le mosche d'autunno.
 Nei padroni solidi e ricchi prima di essere travolti dal furore rivoluzionario, Tatjana aveva rispettato, obbedito ed amato il suo destino di serva. Quando sui padroni scese l'ombra della sconfitta, la serva fece di loro l'oggetto di una misericordia senza confine. Rimasta in Russia per custodire il tesoro dei padroni emigrati in Francia, Tatjana, vista l'impossibilità del loro rimpatrio, affrontò un viaggio rischioso e faticoso allo scopo di consegnare i diamanti da lei custoditi. 
 Le pagine della scrittrice russa possiedono una bellezza sconvolgente, illuminata da una ammirevole semplicità. Narrano la fede e la lealtà degli umili e svelano le radici cristiane della loro refrattarietà all'odio di classe.
 Una privilegiata immunità, sconsiglia a Tatjana l'appropriazione rivoluzionaria delle ricchezze appartenute ai vecchi padroni, che l'anziana serva invece raggiunge a Parigi: "La vecchia Tatjana partì per Odessa con i gioielli cuciti nell'orlo della gonna. Per tre mesi camminò di strada in strada, come quando, ai tempi della sua giovinezza, andava in Pellegrinaggio a Kiev, salendo a volte su treni di affamati che cominciavano a scendere verso sud. Arrivò dai Karin una sera di settembre. Mai avrebbero scordato il momento in cui lei aveva bussato alla porta e aveva fatto la sua comparsa, sfinita ma tranquilla, con il fagotto sulla schiena e i diamanti che le sbattevano contro le gambe stanche". 

 La lettura dei capolavori di Némirowsky si raccomanda in modo speciale ai cattolici frastornati dalle alte prediche/chiacchiere, che nascondono sotto i fumi della teologia della liberazione dalla misericordia  le splendide risorse religiose della povertà vissuta e accettata cristianamente. E consigliata. infine, agli studiosi che ignorano o negano ostinatamente/colpevolmente l'abissale distanza che corre tra buona destra e nazismo.   

Piero Vassallo

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