venerdì 17 aprile 2015

DUE PAROLE SU EVOLA (di Piero Nicola)

  Si è scritto molto, si è detto il necessario su Evola, né serve aver letto tutto su di lui. Molti che ne hanno preso di mira gli errori, ne hanno discusso in modo parziale, trascurando il lato cattivante e senza pervenire a disperderne il fascino esercitato sui miscredenti o sui fedeli dubbiosi e insoddisfatti. Nell'attuale crisi del cattolicesimo costoro sono legione e preda delle favole, tra le quali grandeggia ancora quella evoliana.
   Evitiamo di entrare nel complesso sistema filosofico, storico, spiritualista e politico evoliano, per estrarre da esso i capi essenziali che fanno maggior presa sulle menti e che di esso nascondono i falsi sostegni.
  Le sue aporie risultano dalla negazione del Dio personale e creatore, cui viene sostituita un'indefinita divinità gratificante chi giunga a partecipare di essa; risultano dalla distinzione degli uomini in dotati e non dotati: per trascendere la realtà sensibile attraverso la via esoterica (superiore razza spirituale, aristocrazia cui è consentita un'etica differenziata); risultano da uno storicismo alla rovescia, ossia da un'involuzione dell'umanità rispetto a un'ancestrale e mitica età dell'oro (Rivolta contro il mondo moderno); risultano dal conseguente abbandono della via della mano destra (morale tradizionale e costruttiva) e bisogno, per gli iniziati, di elevarsi mediante la via della mano sinistra, consistente in pratiche eroiche (Cavalcare la tigre), che distruggono la forma (vedi adozione dell'arte astratta) e anche in pratiche orgiastiche, sebbene virili e che usano i sensi solo come veicolo da abbandonare.
   Le attrazioni esercitate sugli atei e sugli apostati consistono nella critica al presente scaduto nel materialismo, nel mercantilismo e nell'edonismo fine a se stesso, insomma nell'irreligiosità (salvo forme di gnosi invertite e demoniache), consistono nel mito di un nobile e ardito trascendimento, attraverso straordinari stati di coscienza che conducono a godere di un Nirvana, pertanto a una salvezza in cui si mantiene la propria identità.
  Ciò fa leva sulla vanità dei creduli, i quali non ammetterebbero la propria inettitudine, e sperano di potersi dare alle esperienze della scienza ermetica, all'alchimia del solve et coagula, al buddismo iniziatico o al tantrismo, secondo le personali inclinazioni.
  Siamo davanti a una seducente prospettiva di restaurazione dell'individuo integrale, che apprezza i le virtù militari, la razza dello spirito, che nutre benevolenza verso il prossimo e mira all'unione con il divino simboleggiato dal sole, mentre la luna è il crepuscolo, e il culto della Madre Terra comporta l'irrimediabile discesa nella materia e negli inferi.
  Il panorama del pensiero esposto dal barone Julius Evola può servire a spiegare come la Destra, incredula e frustrata, si sia perduta in simili dottrine sfuggendo alla ragione, abbandonandosi ai sogni irragionevoli, nonché viziati da empietà.  


Piero Nicola

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