lunedì 9 marzo 2015

L'intransigentissima carità di San Pier Damiani

"Ascoltino gli inoperosi superiori dei monaci e dei preti, ascoltino, e se anche son sicuri di se stessi, stiano ben attenti a non rendersi complici delle colpe altrui. Chi chiude gli occhi, anziché mondare i peccati dei suo subordinati, con il suo sconsiderato silenzio permette di peccare. Ascoltino e cerchino di comprendere che tutti, allo stesso modo, meritano la morte non solo gli autori di tali cose ma anche chi consente di farle". San Pier Damiani

 Estenuato da una pallida confusione tra misericordia e corriva tolleranza del peccato contro natura, l'attuale amministrazione della morale cattolica manifesta l'urgente necessità di una saggia rinuncia al debilitante e untuoso buonismo, necessaria premessa alla restaurazione dell'ordine civile, che è contemplato dalla indeclinabile tradizione.
 L'incubosa emergenza pederastica, infatti, obbliga il magistero a ritrovare le ragioni della inflessibile contrarietà al mortifero disordine, che è promosso e applaudito, con rumorosa insistenza, dall'avanguardia anarcoide, in devastante attività al seguito delle chimere malthusiane/onusiane.
 Di qui l'attualità della luminosa dottrina di San Pier Damiani (Ravenna 1007- Faenza 1072), il sapiente frate camaldolese, che fu inflessibile accusatore del clero medievale, tormentato "dal cancro dell'infezione sodomitica, che infuriava come una bestia sanguinaria nel covile di Cristo".
 La sodomia è un morbo ripugnante e insensato, poiché, lo ha insegnato San Pier Damiani, "quando un maschio cerca un altro maschio per insozzarsi, non è uno stimolo naturale della carne, ma soltanto una tentazione diabolica".
 La sodomia fu diffusa nell'Italia alto-medievale da suggestioni di stampo pagano, emanate dall'oriente bizantino. Ai nostri giorni il vizio è promosso dalla cultura laica, ectoplasma libertario dell'antica superstizione pagana, replicante nella rivoluzionaria California del francofortese Herbert Marcuse.
 Opportunamente l'anticonformistica casa editrice Fiducia, attiva in Roma, ripropone il magistrale, limpido testo scritto da San Pier Damiani e indirizzato al pontefice San Leone IX per raccomandargli la minaccia di pene severe contro i pederasti, quale freno alla colpevole tolleranza ("degli inoperosi superiori di monaci e preti") del laido vizio, che purtroppo infettava il clero nel primo secolo del nuovo millennio.
 Il Santo ravvenate fu autore, nel 1049, del magistrale Liber Gomorrhianus, approvato e condiviso dal pontefice e per sua volontà adottato quale criterio di una più severa disciplina ecclesiastica: "ognuna delle affermazioni di questo scritto incontra la nostra approvazione, come acqua gettata sul fuoco diabolico".
 Il testo, oggi nuovamente/drammaticamente attuale, è stato tradotto dal latinista Gianandrea de Antonellis e sagacemente commento dello storico Roberto De Mattei.
 La lettura dello scritto del nobile santo ravennate apre la mente alla luce della dottrina indeclinabile, che contempla la strutturale incompatibilità tra l'autentica misericordia e la colpevole tolleranza del peccato contro natura: "se ci si è infangati con un crimine per cui è prevista la morte, il comportamento successivo, per quanto religioso esso sia, non potrà mai cancellare la colpa e rendere possibile l'accesso alle gerarchie ecclesiastiche"
 Il rigore di San Pier Damiani è stato ha purtroppo snervato dalla teologia postconciliare, che ha rovesciato l'implacabile avversione al peccato nel liquore buonista, che addormenta il senso morale per consegnarlo inerme alle tirannie mediatiche, che promuovono il vizio trionfante nella società concepita dalla perversione postmoderna.    
 Per allontanare la tentazione di vedere nell'implacabile avversione di San Pier Damiani alla sodomia la presenza di un sentimento alterato dal culto della propria virtù, uno stato d'animo ostile, che si rovescia sui peccatori, è tuttavia indispensabile rammentare che la condanna del peccato contro natura è dettata da un'ardente misericordia verso i peccatori: "Ti piango anima infelice dedita alle sconcezze dell'impurità, ti devo piangere con tutte le mie lacrime! Quale dolore! Chi darà al mio capo l'acqua per fare dei miei occhi una sorgente di lacrime? ... Non sto piangendo i forti bastioni di una città turrita o le colonne di una chiesa abbattuta, bensì mi dispero perché le schiere di un popolo vile vengono condotte prigioniere nel regno di Babilonia. ... Mi dispero per la caduta di un'anima insigne e per la distruzione in cui abitava Cristo". 

 La  misericordia desidera ardentemente la redenzione del peccatore e di conseguenza promuove l'odio contro la perversa eccellenza del vizio contro natura. San Pier Damiani combatte un peccato sommamente mortale, lo stesso, che oggi nasconde nella americana parola gay il lugubre disordine, che è finalizzato al patologico invecchiamento e alla sciagurata estinzione dei popoli che entrano nel girotondo del vizio.

Piero Vassallo


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