lunedì 23 marzo 2015

Lettera sugli intellettuali a Destra più prorpiamente detti studiosi

Se fosse consentito giocare con le parole direi che la destra non deve avere intellettuali, ma impostare una politica culturale (nel senso stabilito da Maria Adelaide Raschini) capace di attingere idee dagli studiosi liberi e disorganici (gli intellettuali organici, infatti, appartengono all’universo sinistrorso).
 Nei primi anni Settanta, la destra politica italiana ha spezzato la cerniera che la univa alla sua cultura scegliendo di avere un intellettuale organico, Armano Plebe, sedicente “turista della vita”.
 Con quella scelta sciocca e infelice la destra rinunciò al confronto con i qualificati interpreti italiani della filosofia, i pensatori, che collaboravano con l'Ispe, con la Fondazione Volpe, con il quotidiano “Il Tempo”, con l’Associazione dei giusnaturalisti cattolici e con il Sindacato libero degli scrittori italiani:  Giorgio Del Vecchio, Carlo Costamagna, Armando Carlini,  Nicola Petruzzellis, Carmelo Ottaviano, Marino Gentile, Augusto Del Noce, Ennio Innocenti, Michele Federico Sciacca, Francisco Elias de Tejada, Ettore Paratore, Fausto Gianfranceschi, Giovanni Torti, Fausto Belfiori, Francesco Grisi, Silvio Vitale, Gianfranco Legitimo, Pucci Cipriani, Roberto de Mattei, ecc. ecc.)  
 La povertà culturale e l'insignificanza della destra d’oggi dipendono dalla catastrofica scelta a favore della cultura politicizzata (la cultura del comiziante organico e del pensatore obbediente).
 Purtroppo gli attuali esponenti della desta politica preferiscono una cultura dal profilo basso e facile. Marcello Veneziani non ha tutti i torti quando sostiene (paradossalmente) che il compianto Mike Buongiorno è il vero filosofo della destra d’oggi.
 La debolezza dei pensieri in circolazione a sinistra incoraggia a credere che l’ottimismo condensato nello stridulo grido “allegria!”  sia la vera risposta alle funeree elucubrazioni della sinistra ex “pensante”. Non è lecito denigrare l’ottimismo, anzi. Se non che la cultura della destra superficiale e gongolante non è in grado di affrontare i drammatici problemi sociali, suscitati dalla devastante rivoluzione nichilista avviata dai francofortesi e sostenuta dai banchieri thanatofili.        
 Ora le idee abitano in aree non frequentate dai politicanti. In Liguria, ad esempio, opera un robusto popolo di studiosi indipendenti che elaborano, in perfetta indipendenza, le idee che potrebbero qualificare la politica di una destra fedele alla tradizione italiana.
 Cito i nomi di studiosi della mia regione, che professano la fede nella genuina tradizione italiana.: Pier Paolo Ottonello, Peppino Orlando, Ettore Bonessio di Terzet, Lucia Giavotto, Piero Nicola, Emilio Artiglieri, Paolo Mangiante, Massimiliano Lussana, Ilaria Pisa, Alessandro Casareto, Mario Bozzi Sentieri, Bruno Pampaloni. Elenchi di pari valore sono leggibili in quasi tutte le grandi e medie città d'Italia.
 L'impresa che i politici della destra liquida e circense dovrebbero tentare in vista dell'uscita dalle sabbie mobili non contempla l'annessione e l'asservimento dei numerosi e qualificati studiosi d'area e la loro fatua esibizione, quasi fossero ectoplasmi di Armando Plebe. Al contrario consiste in alcune scelte dettate dalla realistica valutazione dei limiti entro i quali si muove la classe politicante:

a.       conoscere il pensiero degli studiosi d'area e usarlo per uscire dall'umiliante/irritante bla-bla televisivo ossia
b.      usare la tradizione per spezzare le incapacitanti/estenuanti catene del parolaio televisivo;
c.       leggere o interpellare gli studiosi autentici quando si affacciano problemi ai quali i politicanti non sanno dare soluzioni serie;
d.      conoscere la storia della cultura italiana e rispettare la libertà dei suoi eredi legittimi;
e.       abbandonare di conseguenza le marginali, squillanti suggestioni di quel pensiero esoterico, che ha screditato la destra riducendola correnti in perpetuo e vuoto conflitto.

 Non si può dire che i politici del centro destra oggi obbediscano a questi elementari ed essenziali obblighi. Alcuni di loro credono addirittura di pensare. I più sfacciati scrivono i loro "pensieri". Se potessi concedermi una malignità (di quelle che a pronunciarle si fa peccato ma non si sbaglia) direi che disprezzano il sapere che trascende il loro angusto pensatoio.
 L'attualità della cultura tradizionale si deduce dal vuoto coribantico e bancario a sinistra: i pensatori francofortesi hanno rovesciato la filosofia di Marx nella fossa dei serpenti nietzschiani e kafkiani e hanno trasferito gli ex marxiani nei templi dell'usura. Purtroppo nell'area destra circola l'illusione imperterrita intorno all'efficacia terapeutica del magismo/nichilismo di Julius Evola. Di qui l'oblio dei precursori sulla via delle riforme, quali Giuseppe Toniolo e Werner Sombart. Privo della sua memoria  storica, il fantasma della destra naviga senza bussola in un mare sconosciuto e desolato.
 Riusciranno i nostri sparuti naviganti ad approdare nell'isola della politica pensante? La sconfitta di Marie  Le Pen, guida di una neodestra inquinata dal pensiero magico e neopagano, indica quale è il terreno sul quale la politica della destra non deve scivolare e suggerisce la svolta tradizionale, che si deve compiere per affrontare il difficile futuro dell'Occidente sfidato dall'islam.
   

 Piero Vassallo

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