domenica 1 marzo 2015

All'ombra di un'organizzazione "rispettabile" studiosi famosi e borghesi rampanti si trasformarono in utili idioti

Nella pagine di un inedito saggio sull'età oscura, lo spaventato/allarmato professore Vinicio Catturelli sostiene che il potere culturale ha dissipato la cultura italiana deportandola nelle chiacchiere televisive di avvilenti conduttori e conduttrici.
 Gli esterrefatti e sbigottiti spettatori dell'elevazione a dignità culturale delle desolanti chiacchiere  in onda perpetua, si domandano quale potente/mirabolante macchina è riuscita nell'impresa di stendere la televisione italiana sulle morte foglie giacenti nell'obitorio del pensiero progressista.
 Il segreto della metamorfosi demenziale/servile della cultura - dalla normalità all'impegno a sinistra - è svelato da Marino Cervo, autore di un eccellente/affascinante saggio, "Willi Munzenberg il megafono di Stalin", proposto dalla casa editrice Cantagalli in Siena.
 Cervo narra con stile piacevole e coinvolgente la surreale storia dell'inventore delle "tre tavolette", che incantano intellettuali da palcoscenico, politicanti smidollati e borghesi privi di difese immunitarie:
 1. la prima tavoletta contempla la strutturale malvagità degli anticomunisti;
 2. la seconda il fascismo ovunque in feroce agguato;
 3. la terza nasconde la verità sul comunismo dietro un sipari buonista.
 Nato in Germania nel 1889, da genitori proletari, Munzenberg poco più che adolescente fu affascinato dalla mitologia marxiana. Durante la Grande Guerra iniziò un ambizioso percorso politico, che nel 1916  culminò con il fatidico incontro con Lenin a Zurigo.
 Promosso guida dei giovani comunisti d'Europa, Munzenberg, cominciò a frequentare la patria dei soviet, e a conoscere la pericolosità dell'ambiente moscovita. Willi pertanto decise di coniugare ambizione e prudenza e di tenersi a debita distanza dall'imprevedibile apparato stalinista.
 Consapevole di possedere le doti del geniale imbonitore, Munzenberg si era dedicato all'attività nell'apparato parallelo, il club degli innocenti, costituito su disposizione di Lenin per drenare la borghesia sedicente illuminata e indirizzarla a una garrula complicità con la macchina del terrorismo, in sanguinaria azione nella Russia sovietica.
 Per attuare il progetto inteso "a costruire il comunismo con mani non comuniste" Munzenberg fondò  una società per la cattura degli utili idioti e ottenne da Lenin un contributo di un milione di dollari.
 Nel 1921 una singolare occasione per il lancio dell'utile idiota fu offerta a Munzenberg dalla carestia, che "diede il colpo finale alla scellerata politica economica del comunismo di guerra e alla spinta autarchica imposta da Lenin".  
 Cervo rammenta che "la carestia che si trascina fino al 1923 è di fatto un prodotto politico più che naturale, per quanto non paragonabile negli effetti al disastro indescrivibile di quella degli anni '30".
 Impotente e pavido davanti alla sciagura inarrestabile, Lenin si appellò all'America capitalista, che rispose, a seguito di una decisione del presidente Herbert Hoover, inviando all'ex granaio d'Europa una ingenti quantità di frumento.  
 Se non che accettare l'aiuto del grande nemico capitalista rappresentava uno smacco, che Lenin intendeva minimizzare e ridimensionare mediante la trionfale esagerazione della esigua entità del soccorso proletario, promosso e messo in scena dalla macchina degli utili idioti per sminuire la decisiva efficacia dell'aiuto prestato dai capitalisti americani.
 Il compito di attuare una tale impostura fu affidato allo specialista Munzenberg, collaudato mistificatore, il quale organizzò una macchina di solidarietà proletaria funzionante in quasi tutto il mondo.
 Dietro il paravento della solidarietà verso gli affamati (dal comunismo!) Munzenberg ottenne l'adesione della crema degli intellettuali abbagliati e ridotti a utili idioti: Albert Einstein, Thomas Mann, Sigmund Freud, Anatole France, Henri Barbusse, George Grosz, George Bernard Shaw.
 Gli intellettuali prestigiosi ignoravano o fingevano di ignorare i crimini orrendi consumati nella Russia sovietica e comunque dichiaravano di agire ispirati unicamente da ragioni squisitamente umanitarie.
 Ebbe inizio e trionfò in Occidente l'arte dell'appello umanitario, forcipe degli utili idioti e culla dei compagni di strada.
 Va da sé che gli aiuti al popolo russo raccolti dal club di Willi non fu nemmeno lontanamente paragonabile all'enorme quantitativo degli aiuti americani.
 Lo sfavorevole confronto non impedì a Munzenberg di scrivere un menzognero e tracotante messaggio accusatorio, che recitava: "Il mondo capitalista non ha fatto praticamente nulla per le vittime della carestia. L'unica assistenza giunta dell'estero è stata quella del proletariato mondiale che ammirava l'Unione Sovietica".
 L'avvento di Stalin complicò la vita a Munzenberg, che nel 1925 aveva commesso l'imprudenza di pubblicare articoli di Trotzki.
 Le prime crepe nel rapporto di Willi con Mosca si manifestarono durante la lotta comunista contro il partito nazista: istigati da Stalin i comunisti tedeschi attaccano a testa bassa i socialisti e "rifiutano la collaborazione con le forze democratiche che, a detta di molti storici, avrebbero potuto contenere Hitler". 
 Un ulteriore allontanamento da Mosca si attuò quando, contro l'opinione di Willi, Stalin ordinò il voto dei comunisti tedeschi a favore del referendum per la dissoluzione del Land prussiano, referendum sostenuto da Hitler per abbattere l'ultima roccaforte socialdemocratica.
 Munzenberg assecondò la insensata decisione del dittatore georgiano ma il suo profondo disagio gli procurò una violenta ulcera.  
 Lentamente il disagio si trasformò in dissenso. Il 30 gennaio del 1933, quando Hindenburg conferì a Hitler l'incarico di costituire il governo, Munzenberg confessò che i comunisti d'obbedienza staliniana gli sembravano "ballerini che non si sono accorti che è calato il sipario".
 Il 26 febbraio del 1933, grazie all'aiuto di Martin Buber, Willi e la sua compagna Babette fuggirono dalla Germania e chiesero e ottennero asilo dal governo francese.
 Il canto del cigno di Willi fu la regìa (da Parigi) della difesa degli imputati dell'incendio del Reichstag, occasione di una geniale azione propagandistica, che mise in imbarazzo perfino Joseph Goebbels.
 Al proposito Cervi cita un articolo di Ugo Finetti: "la vera invenzione di Munzenberg, quella con cui il pupillo di Lenin concilia unità ed egemonia, ribalta il postulato bolscevico: non più il rivoluzionario contro il resto del mondo, ma il resto del mondo contro il fascista".
 Quasi per magia, l'antifascismo diventò il tranquillo riparo degli intellettuali borghesi in marcia con Stalin, loro promesso carnefice.
 L'epilogo della straordinaria avventura della menzogna dal volto umano si avvicinava tuttavia. Nel 1936 Willi si recò a Mosca per concordare la tattica della propaganda contro l'impresa italiana in Abissinia e contro l'azione di Francisco Franco.

 Fu l'ultimo incontro con i sovietici, ché ormai Willi nutriva pensieri opposti a quelli di Stalin. Il 10 marzo del 1939 l'inventore degli utili idioti annunciò pubblicamente le sue dimissioni dal partito comunista. Nel giugno del 1940 fu assassinato da agenti stalinisti. Gli sopravvissero gongolando gli utili idioti. Una stirpe insensibile alle bastonate della storia, al punto di sopravvivere felicemente all'estinzione dell'oggetto del loro culto.

Piero Vassallo

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