venerdì 20 febbraio 2015

RECENSIONE: Icone della falsa destra (di Luciana Serafino)

E’ con  lo stile sobrio  ma diretto, che  contraddistingue  la sua personalità, che il filosofo e saggista Piero Vassallo ha imposto il titolo di  “Icone della falsa destra” (Edizioni Solfanelli).
L’analisi critica evidenzia  un ventaglio di tesi sul crollo del sogno americano e mussoliniano da considerarsi in quell’arco temporale ideologico che va dall’annuncio del Cardinale Siri, nel 1968, alla caduta dell’MSI,dal saggio provocatorio di Giano Accame che lo definisce “fascismo immenso e rosso” alle dichiarazioni del Ministro Calderoli sulla opportunità  o meno di festeggiare il 5 maggio e si sofferma sugli  accadimenti che hanno determinato le diverse epoche delle correnti attraverso i diversi periodi, decidendo per una suddivisione in XV capitoli.
Ma, se gli scritti di Giano Accame si presentavano dal tono provocatorio, questo di Piero Vassallo non si perde certo in prolusioni di generosità, basti pensare ai capitoli dedicati a Gòmez Davila (ribattezzato un pitigrilli senza sorriso ), e su quelle dell’Unità d’Italia, dal titolo “figure della mala unità” quali il tricolore e l’inno di Mameli.
L’articolazione del saggio  attira l’attenzione del lettore in ciò che concerne  storia e filosofia e politica, azione didattica e pedagogica, della cui ricaduta sul piano degli esiti sociali mi piace riportare le stesse parole dello scrittore: la pochezza mentale dei velleitari e degli intellettuali – fai da te – che si pongono quali guide della destra sedicente aggiornata non consente di andare oltre la radunata di attivisti impresentabili.
La causticità del filosofo e ideologo è protesa a mettere in luce il proprio disagio, nato  dalle mescolanze tra destra e sinistra e dall’intento a restituire le posizioni originarie , così come egli le ha vissute.A tal proposito mi soffermerei sui due voci femminili  presentati nel volume quali quelli di Cristina Campo (Vittoria Guerrini ) e Simone Weìl.
Cristina Campo che, spinta da  Elémire Zolla, scrive una lettera a Paolo VI con lo scopo apparente di voler difendere la lingua latina ma che, nella realtà, riesce a creare nuovi dissidi e ben sapendo che,  la propria posizione di attivista di destra non avrebbe potuto essere riconosciuta : ricorrere ad un referendum pur se sottoscritto da personalità mondane diventava, dunque, d’obbligo. Ecco  come agli occhi dello scrittore, Cristina Campo diventa una falsa icona.
La seconda,Simone Weil, nata e cresciuta ed educata alla luce dei valori più tradizionali, decide, a un determinato momento della sua vita, di interrompere la sua carriera di docente e di diventare un’attivista di sinistra.
Sia l’una che l’altra, nel ripristino della verità , rappresentano gli opposti che si attraggono ma che, al cospetto della stessa, risultano essere fuori dalla destra e dalla sinistra politica.
Piero Vassallo raggiunge il suo obiettivo  attraverso la ricerca trasversale  di enunciati, rigorosamente riportati in quella parte dedicata alla bibliografia, cui attribuisce la responsabilità di essere stati strumentalizzati a seconda degli interessi del momento , appartenessero essi alla destra o alla sinistra. Dunque, quel che mi pare di poter definire  il sapiente contributo dello scrittore alla storia della politica italiana, potrebbe essere configurato  anche come  un compendio da consultare per chi desiderasse ampliare  le proprie conoscenze nel settore e, comunque, da consultare magari nei vari atenei a indirizzo politico. La parabola di questo trattato si conclude con una riflessione attorno a un possibile ritorno di una destra tradizionale.

Luciana Serafino

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