martedì 6 gennaio 2015

Gaetano Rebecchini e la destra delle occasioni sprecate

Pubblicato in questi giorni da Roberto Dal Bosco nel sito Effedieffe, il magistrale, documentato  e devastante saggio sull'esoterismo di Julius Evola, svela la fonte del de-lirio che ha agitato e sconquassato la cultura della destra post-fascista, allontanandola dalla filosofia italiana prima di affondarla nel sottosuolo della ruberia capitolina.
 Stella filante nelle ingenti lacune dell'acerba e vulnerabile gioventù missina, Evola, dopo aver chiuso villanamente il dibattito sulla filosofia di Giovanni Gentile, ha oscurato l'eredità di Giuliano Balbino, archiviato il Vico di Nino Tripodi e alterato il significato della Scienza Nuova, screditato l'attività dei mistici - Niccolò Giani e Guido Pallotta - attivi nella scuola milanese fondata da Arnaldo Mussolini, infine ispirato i denigratori degli studiosi d'area, specialmente quelli attivi nella fondazione del mecenate ingegner Giovanni Volpe.
 Dal firmamento della cultura di destra, per fare posto a Evola, furono magicamente estromessi Guido Manacorda, Barna Occhini, Emilio Bodrero, Carmelo Ottaviano, Carlo Costamagna, Marino Gentile, Nicola Petruzzellis, Silvio Adorni.
 La fortuna di Evola era dovuta alla fragile formazione e alla debolezza mentale della gerarchia missina, resto patetico della strage eseguita con sapiente arte nella primavera del 1945.
 In special modo il Msi era paralizzato dal conflitto interno, che opponeva l'Almirante raffinato scrittore all'Almirante persecutore degli studiosi militanti nell'area micheliniana del Msi.
 Emblema dell'avversione almirantiana alla cultura è la scissione del 1976, ottenuta dal segretario del Msi mediante la scelta di difendere il tenente Saccucci, indifendibile comiziante con pistola in tasca e folli pistoleri al seguito.
 Una decisione, quella di Almirante, in netto contrasto con la cultura del doppiopetto e perciò tale da provocare le motivate dimissioni dal Msi dei notabili, che avevano propiziato il successo elettorale del 1972. 
 Di qui umilianti dicotomie: o il tossico pensiero evoliano o il niente urlante nel bunker giovanile; o la fuga verso la mitica roccia degli avvoltoi, sede del supremo porno-vaneggiamento, o il ricovero nelle consolazioni offerte dall'estremismo dei coatti, o il rifugio nello studio o il tuffo nell'analfabetismo comiziante.
 Nel desolante rottame/moncherino del partito moderato si costituì una comunella governata dal pensiero volatile e dalla risoluta attitudine alla gelosa conservazione di un potere diventato nel frattempo marginale e tombale.
 I sequestrati dal crepuscolo attuarono la sistematica esclusione dal loro tramonto della qualunque personalità d'alto profilo civile e culturale. Indisturbati celebrarono la promozione della terza fila, il margine in cui si aggirava lo spettro della destra spensante.
 Silvio Berlusconi ha sollevato il partito dell'estinzione associando gli emarginati alla sua fulminante avventura. Gli ex reietti salirono gongolando e strombazzando sulle macchine blu. Alla fine il loro capo pugnalò Berlusconi, ottenendo la riduzione del movimento a scuola di gargarismi intorno all'appartamento di Montecarlo.
 Madre dell'insignificanza a destra, dunque, è stata la gelosia che ha gonfiato il vuoto mentale degli allievi di Almirante prima di trascinarli nella grottesca dipendenza dai furori di Donna Assunta danzante nella villa attonita della professoressa Adriana Poli Bortone.
 La discesa della destra nella depressione gaucciana inizia dalla folle invidia che ha sottovalutato, marginalizzato e penalizzato - a vantaggio di incolori attivisti - numerosi esponenti di alto profilo intellettuale e civile, quali (fra i tanti esclusi) Vanni Teodorani, Giovanni Volpe, Nicola Petruzzellis, Giano Accame, Fausto Gianfranceschi, Enzo Erra, Roberto De Mattei, Francesco Grisi, Sergio Bornacin, Antonio Fede, Gianni Allegra, Gianfranco Legitimo, Marino Solfanelli, Paolo Caucci, Alfredo Cattabiani, Marcello Veneziani, Pietro Giubilo, Pucci Cipriani, Massimo Anderson, Gabriele Fergola, Carlo Testa, le persone che avrebbero potuto offrire lo scudo della cultura agli orfanelli di Giorgio Almirante. 
 Negli anni Ottanta e Novanta, le iniziative di Pinuccio Tatarella, intese a coinvolgere le intelligenze nella vita del Msi, furono ostacolate e marginalizzate dalla gelosia dei micro oligarchi.
 Ultimo della serie delle personalità d'alto profilo sottovalutate, ostacolate e penalizzate dalla casta dei decerebrati missini è l'ingegnere Gaetano Rebecchini, esponente di prima fila del cattolicesimo attivo nella città di Roma.
 La statura civile e intellettuale di Rebecchini si può misurare leggendo il profilo biografico, Un ingegnere in via della Conciliazione redatto e pubblicato in questi giorni dai suoi figli. 
 Un volume in cui figura la testimonianza autorevole e insospettabile di Giuliano Ferrara: "Gaetano Rebecchini è una figura originale sulla scena politica romana, e non solo. Ingegnere, imprenditore di antica data, consultore dello stato Città del Vaticano, quando governatore era il marchese Giulio Sacchetti, civis romanus animato da grande passione, è il patriarca di una grande famiglia, che affonda le radici nella borghesia dello stato pontificio e vanta fra i suoi antenati procuratori e sindaci, come il Salvatore che resse il Campidoglio tra il 1946 e il 1955
 Rebecchini, infatti, è un geniale progettista e un magnifico costruttore. Se non che le qualità dell'imprenditore sono associate alla imperdonabile passione per la verità, un vizio cattolico che lo ha indotto, nei tormentati anni Settanta, a collaborare con la prestigiosa rivista Idea di padre Raimondo Spiazzi, e in seguito a promuovere e a attivare, all'inizio del terzo millennio, un autorevole cenacolo, il Centro di Orientamento Politico, costituito per coinvolgere gli esponenti della cultura resistente/renitente al soffio mortifero prodotto dal nichilismo di stampo francofortese e californiano.
 Rebecchini aveva infatti intuito l'indirizzo catastrofico della post-modernità, prigioniera di una frenesia inarrestabile, di un entusiasmo patologico, incline a capovolgere l'euforia volante con lo lo scientismo, nella caduta verso gli abissi della superstizione nichilista di stampo sessantottino.
 Alla discussione intorno alle vie d'uscita dalla crisi del pensiero moderno, Rebecchini, rinnovando i fasti della Fondazione Volpe, ha invitato alcuni fra i più qualificati protagonisti della resistenza cattolica al nichilismo.
 Fra i partecipanti ai convegni figurano nomi prestigiosi: card. Joseph Ratzinger, card. Alfonso Lopez Trujllo Mons. Guido Pozzo, Dr Fausto Gianfranceschi, Dr Pietro Giubilo, prof. Gianfranco Legitimo, prof. Vittorio Mathieu, dott. Ettore Gotti Tedeschi, prof. Domenico Fisichella, dott. Antonio Socci, prof. Rino Camilleri, dott. Giuliano Ferrara, prof. Robert Sirico,. dott. Siro Mazza ecc..
 Domenico Fisichella, a commento della brillante attività svolta dal Centro di Orientamento Politico,  ha scritto: "Gaetano Rebecchini ha contribuito per un lungo periodo, ad alimentare una speranza cruciale per l'avvenire politico dell'Italia, vale a dire la presenza di un partito di Destra insieme moderno e rispettoso di certe tradizioni, capace di essere soggetto e attivo e primario nella promozione ed evoluzione  del sistema politico". 
 L'eclissi della cultura di destra e la discesa dei politici d'area sotto comparsate, in umiliante oscillazione tra ruberia e pornografia, non diminuiscono e non sfiorano il valore degli insegnamenti dei partecipanti ai convegni studiati, promossi e magnificamente organizzati da Rebecchini. Insegnamenti che entrano nel patrimonio della cultura italiana oscurata non abbattuta dal ridicolo vento emanato dalla sinistra riciclata da un allegro boy scout.


Piero Vassallo

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