sabato 20 dicembre 2014

I PARASSITI DEL NATALE (di Piero Nicola)

Che il Natale sia diventato una festa profana, da molto tempo in qua lo si è detto e deplorato. Che i credenti un po’ meglio che tiepidi non facciano per questo una piega, è pure uno scandalo cui siamo abituati. Anch’essi partecipano alla campagna-regali, alla ricerca delle prelibatezze con cui imbandire la tavola del lauto pasto, e si abbandonano alle atmosfere degli alberi scintillanti, delle luminarie, degli addobbi multicolori, dei finti babbi-natale e delle canzoncine anglosassoni. Tutta roba che non ha niente a che vedere con la nascita del Salvatore, con la Storia sacra, con il primo Avvento del Re divino che a Pasqua risorgerà, dopo la rivelazione del Vangelo e la Crocifissione redentrice, e tornerà Giudice alla fine di questo mondo. Tutto un apparato distrae e contrasta col Presepe, con la Fede, con la Santificazione, insomma col Principale.
  Il mondo, dunque, approfitta della ricorrenza senza rispetto del suo significato, senza onore reso a Gesù e alla Sacra famiglia.
  Ieri sera, alla televisione – che nel contempo determina la mentalità e si adegua al consenso del pubblico – si è tenuto uno spettacolo pre-natalizio con canto di bambini e ragazzini, con partecipazione di cantanti dalle idee tutt’altro che cattoliche, con intervento a sorpresa di Matteo Renzi in mezzo ai due conduttori e ai bambini. Ciò in funzione della propaganda per una fiera mondiale gastronomica, denominata l’Expo: esposizione per eccellenza… Non ci vorrà molto che, per aiutare l’economia e mettere qualche cataplasma sul bubbone della crisi, verrà bandita una mostra mercantile di piaceri goderecci ancor più stuzzicanti, ovvero di pornografia.
  Naturalmente, non dimentichiamolo, farcivano la torta-spettacolo cuochi internazionali dediti a tener viva la cucina italiana in ogni angolo del globo, con tanto di pietanze esibite in padella e spiegazioni sui pregi degli ingredienti.
  La conduttrice, celebre per le sue trasmissioni prettamente culinarie, ha pure dato una definizione del Natale. Non ricordo bene di quale compiacimento si trattasse, perché notai il succo: l’assenza assoluta della nascita di Cristo.
  Sugli altri canali le programmazioni erano le solite. Certo, rivedremo le coltri di neve su scorci da cartolina, il calore negli interni tirati a lucido, pronti per i pacchi variopinti e infiocchettati, per i brindisi e i banchetti, che già compaiono nelle pubblicità assai riciclate; rivedremo il film del bambino americano dimenticato nel focolare domestico, mentre i suoi, affannati e distratti, stanno ormai viaggiando in aereo verso lidi esotici, e piaceranno le avventure del maschietto impavido alle prese con due ladroni maldestri.
  Il divertimento muore così. Trascorsa la festa, non si può dire nemmeno che il Santo sia stato gabbato. Sarebbe un detto troppo poco irriverente: Dio è stato ignorato e offeso.
  Dov’è l’Autorità, il personaggio rilevante che leva la protesta, che si straccia le vesti? - Deserto.
  Tra breve, si alzano le coppe al nuovo anno, si balla e si cercano sollazzi: liberati dalla fastidiosa ombra di Dio. Poi, si rimettono nelle scatole gli aggeggi della baldoria, che serviranno tra un anno a riempire il vuoto, secondo il ciclo delle feste e delle vacanze. E ricomincia la risaputa vicenda di gioie spurie e grami dolori, nel grigiore senza speranza per quelli che, nemmeno in chiesa, hanno avuto un pensiero puro e pio.


Piero Nicola

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