lunedì 24 novembre 2014

Manualetto di filosofia contemplativa: Il pensiero come gargarismo di parole in libertà

 "L'essere umano, come vuole la favola di Fedro, è degnamente rappresentato dalla endiadi cane-lupo". L'affermazione di Silvia Peronaci è condivisibile quando si pensa (ad esempio) ai poteri euro-atlantici, nei quali la canina fedeltà dei governi italiani agli impegni sottoscritti dal parlamento e  finalizzati ad elargire il bene economico promesso ai sudditi si rovescia, a Bruxelles, nell'azione famelica e rapinosa dei lupi di partito, di setta, di banca e di borsa.
 Non sono altrettanto chiare, purtroppo,  le rimanenti pagine, che la professoressa Peronaci dedica alla filosofia contemplativa, platonismo associato al Prozac, strabiliante miscela inventata dal celebre guru Ran Lahav, attivo nell'area del basso impero americano e nelle colonie europee.
 La filosofia contemplativa, infatti, si traduce in radunate di paroliberieri in erba, sorvegliati e guidati da un guru, che esercita le funzioni di uno psicopompo, esercitante la funzione di ostetrico dei pensieri insignificanti, che giacciono nelle torbide profondità dell'anima americana ed europea.
 Di qui un'alluvione di strane procedure e un turbine di pensieri in forma di coriandoli neri e lugubri stelle filanti. Il non iniziato si domanda per quale ragione la memoria del pensatore francese Maurice Merleau-Ponty (prima sodale poi rivale di J.P. Sartre) è associata alla curiosa attività di un manesco escavatore filosofante: "La filosofia contemplativa di Ran Lahav esercita lo sguardo - me lo disse una volta mostrandomi la mano molto grande rispetto all'insieme minuto della sua persona - affinché esso scavi con le dita nell'oscurità della terra e giunga ad avvolgere le cose, a palparle, a rivestirle della sua carne, diremmo con Merleau-Ponty".
 Mah. La celebrata, galoppante filosofia contemplativa, che senza esagerazione si potrebbe definire sabba indo-ippo-nippo-statunitense, rende capaci di "cogliere l'eufonia tra una sinfonia e l'altra", sembra estrapolata da un film di Carlo Verdone o da un inedito, surreale dialogo del comico genovese Maurizio Crozza con il deputato abruzzese Antonio Razzi. Eventualmente da una folgorante conversazione metafisica/iniziatica di Emanuele Severino con gli spettri americanizzati di René Guénon e Julius Evola.
 Sbigottito il lettore della presentazione ecumenica del saggio sulla Filosofia Contemplativa, edito da Solfanelli in Chieti, apprende che il nuovo pensiero "può includere qualunque idea filosofica perché ogni voce che interviene nel coro umano non è una funzione logica che possa contraddire quelle già esistenti ma una nuova esistenza che affianca le altre in una struttura flessibile capace di continue ristrutturazioni".
 Più avanti la penna della prof. Peronaci disegna il binario di una elucubrante ferrovia rivierasca, dove "ogni idea può essere la stazione di cambio per un'altra, può farsi tecnica per proseguire a contemplare, per restare aperti e recettivi. Ogni tecnica, viceversa, può mutarsi in idea e suggerire distinzioni che aiutano la percezione ad andare più a fondo, a pescare ancora idee".
 In altre parole: "La visualizzazione filosofica guidata sfrutta principi d'azione sulla coscienza simili a quella dello yoga tantrico, è un'attività dove assume particolare preminenza l'azione del facilitatore, Questi legge con voce pacata il testo evocatore d'immagini ai partecipanti che, nel frattempo, tengono gli occhi chiusi per potenziare la loro capacità di schiudere scenari interiori, di far nascere in sé quelle immagini che li condurranno verso comprensioni profonde".   
 Declinato da Ran Lahav, il galoppante delirio americano conduce "metaforicamente al di sotto del nostro io personale, alla radice della nostra esistenza, in qualcosa che ci precede fatto di saggezza e di silenzio".
 Il destino del popolo imperiale, che ha inventato il pragmatismo come via di fuga dalla ragione pensante e come velenoso incentivo  all'attivismo ipercinetico, si intravede nel successo che arride a predicatori impegnati nella mistica ricerca della filosofia giacente nei cimiteri del freudismo, nei congelatori dell'esistenzialismo, nei blister degli psicofarmaci, nella glossolalia dei disturbati e nelle praterie percosse dagli zoccoli dei cavalli apocalittici, che ritmano le urla alzate dal delirio iniziatico e dal vespasiano.
 Sotto il potente ruggito della banca armata si ode già il fruscio del furore, che fa da colonna sonora all'avanzante, oceanica orda degli Eliogabalo a stelle e strisce.

 Incombe il destino orribile, che Roberto Dal Bosco ha descritto in un perfetto saggio sulle mostruose devianze - pedofilia e uccisioni rituali di innocenti - in atto nelle alte sfere, intoccabili Forteti dell'Occidente liberale e iniziatico. 

Piero Vassallo

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