venerdì 21 novembre 2014

I surreali poteri dell'imbecillità: Ossia gli imbecilli al potere

Nessuno può dire che li ho votati ed eletti io. Sono spettatore non votante del feroce disastro politico in atto. Sono incolpevole. Amo la democrazia/partitocrazia come si può amare il tumore al cervello. Mi astengo, perché giudico devastante e ridicolo il pensiero di Churchill, che proponeva il cancro quale male minore. In ultima analisi rifiuto il delirio sciagurato e sanguinario, che ha scritto gli immortali princìpi del 1789.
 Assisto alle scene di devastazione allestite dagli eletti e (almeno) mi consolo al pensiero di non essere elettore. Grandi scene — la politica al servizio degli usurai — e piccole scene, gli atti di una burocrazia sadica e demente.
 Oggi, ad esempio, mi sono recato dal farmacista, che riceve le ricette del mio medico e mi consegna le relative medicine. Il farmacista assume un'aria di circostanza e mi annuncia: "Per decreto ministeriale — emanato a tutela della privacy — da oggi le ricette il medico le consegnerà solo al paziente. In seguito il paziente verrà in farmacia, ricette alla mano e ritirerà la sue medicine".
 "La privacy?" domando.
 "I farmacisti non devono conoscere le medicine assunte dal cliente. Dalla loro tipologia potrebbe infatti conoscere lo stato di salute del cliente".
 Atterrito dall'invitta logica, che illumina il gerarca impegnato nella difesa della mia privacy, mi taccio. Forse lo strapagato garante della privacy immagina farmacisti non vedenti. E' possibile. L'idiozia democratica non conosce limiti.
 La fulminata mente divaga e si abbandona al pensiero delle lunghe estenuanti code nello studio del medico, che consegnerà le riformate e sospirate ricette. Attempato e malato cronico dovrò sottrarre il mio fuggente e versarlo nel contenitore della follia burocratica. Ma alla fine non riesco a nascondere il sospetto: "I farmacisti leggono la ricetta, prima di consegnare le medicine al paziente?"
 Il farmacista ovviamente sorride: "Certo, noi farmacisti, infatti, non sappiamo leggere nel pensiero dei medici".
 "E la privacy?"
 Il farmacista allarga le braccia. Forse sorride sotto i baffi.
 La misericordia dei farmacisti ... La mia misericordia è esaurita da tempo. E perciò domando: chi è il demente annidato nel ministero per emanare una grida intesa unicamente a recare disturbo ai pazienti? I sudditi possono conoscere l'entità del suo stipendio? Il ministro competente conosce i frutti del sordo e ozioso e sadico lavorio del suo sgherro, impropriamente detto funzionario? Possiamo tentare almeno di contenere i danni marginali causati da un sistema intrinsecamente pernicioso? O la difesa dal piccolo disagio (sappiamo che quello grande è un drago/Draghi invincibile) è destinata al vento dell'oblio e della stolta irrisione?

Piero Vassallo

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