domenica 9 novembre 2014

I clerico-fumisti nascondono un luminoso miracolo

Un'inchiesta di Maurizio Blondet

I clerico-fumisti nascondono un luminoso miracolo

 Le apparenze ingannano, anche se a volte turbano e inducono al peccaminoso pensar male. Domenica, nella chiesa che frequento abitualmente, si snodava la normale colonna dei fedeli indirizzati al primo scalino dell'altar maggiore, dal quale un sacerdote distribuiva l'Eucarestia. Tutti i presenti si erano messi nella compunta coda. Si avvicinarono al sacerdote che depositava il pane  sulle loro mani. Un uso liturgico discusso ma difeso da Bergoglio, che addirittura ha consigliato ai vescovi di prendere provvedimenti severi contro i sacerdoti che rifiutano di dare la Comunione nella mano "perché non si può difendere il corpo di Cristo offendendo il Corpo sociale di Cristo".
 I fedeli partecipanti al banchetto sociale, domenica erano una cinquantina. Cinquanta virtuosi forse impeccabili, a pensar bene e considerato che nei confessionali non si erano visti né penitenti né confessori. Tutti innocenti? Tutti assolti a prescindere? O tutti luterani inconsapevoli?
 Nel Vangelo secondo Giovanni si legge l'invito a non giudicare secondo le apparenze ma secondo retto giudizio. Se non che domenica dopo domenica, la perpetua, universale sfilata delle apparenze induce a porre (almeno) un dilemma: o il popolo di Dio è folgorato da un'irrompente, ferrea impeccabilità (dunque conviene demolire i superflui confessionali) o si è surrettiziamente diffusa una teologia di vago stampo eterodosso, secondo la quale il pane è distribuito per commemorare (eventualmente con canti audaci e acrobatici balli eseguiti da suore in palcoscenico e da giovani effervescenti) l'ultimo banchetto consumato da Gesù prima di morire sulla Croce.
 Si manifesta il malinconico sospetto che il sacramento dell'Eucarestia sia trasformato in una  commemorazione anodina, che esclude la transustanziazione, parola il cui suono irrita i fratelli separati. Di qui la silenziosa, scivolosa abrogazione del sacramento della penitenza, cioè la messa in mora del concetto di peccato e dell'antico obbligo di confessare la propria colpa e di  fare penitenza prima di comunicarsi con il corpo e la divinità del Signore.
 Chi pensa male sospetta che, disertando il confessionale, il prete infatuato dalla dottrina soggiacente alle fantasticherie rahneriane intorno ai cristiani anonimi, dimentichi che giudice è Dio e perciò pensi: chi sono io per giudicare il peccatore, dal momento che tutti gli uomini sono già salvati dal Concilio Vaticano II?
 Maurizio Blondet, autore del magnifico saggio Un cuore per la vita eterna, appena uscito dai torchi di Effedieffe, cita al proposito l'applaudita / sgangherata opinione di un teologo modernizzante, Vito Mancuso, il quale nega che il Signore abbia istituito la Santa Eucarestia e perciò sostiene che la salma di Gesù è rimasta nella tomba. Osserva al proposito Blondet: "Questa tendenza si dice mossa da carità: vuol portare la fede cristiana all'uomo d'oggi, che non può più credere a certe cose perché la scienza gli ha insegnato che il soprannaturale va espunto dal reale, i morti non risorgono, il sacrificio di sangue è un residuo del passato ecc."
 Abbagliato dal feticcio  scienza, Mancuso (non a caso fervente ammiratore di Hegel e discepolo del cardinale Carlo Maria Martini, secondo il quale la Chiesa, che non ammette l'uso del preservativo, è indietro di duecento anni) pensa che sia dimostrata la maturazione della ragione moderna, cioè l'allontanamento degli intelligenti dalle verità in circolazione nel mondo antico.
 Opinione infondata e ridicola, che Blondet, citando il Vangelo secondo Giovanni, confuta dimostrando che anche i contemporanei di Gesù dubitavano o rifiutavano di accettare le scandalose verità rivelate dal Signore.
 Del resto,  prima dell'invenzione del microscopio e del lancio dei razzi, tutti i sapienti greci radunati nell'Areopago (salvo Dionigi), ridevano in faccia a San Paolo, che annunciava la resurrezione dei corpi.  
 Una delle meraviglie costruite dalla fede cattolica, la cattedrale di Orvieto, testimonia che il miracolo di Bolsena (anno 1263), l'Ostia che sanguinò nelle mani di un sacerdote dubitante, fu un segno per mezzo del quale la divina sapienza confermò la presenza reale di Cristo nel pane consacrato. Presenza messa in dubbio da numerosi teologi medievali.  
 La fede cristiana è una virtù teologale, che Dio infonde nelle anime che hanno compiuto il cammino della ragione e della giustizia secondo natura. La misericordia divina, con i miracoli eucaristici, compiuti a tempo debito, soccorre la debolezza della fede della moltitudine, costituita da uomini strutturalmente deboli.
 Non deve pertanto stupire se ai giorni nostri, ottenebrati dai poteri al servizio dell'ateismo necrofilo e storditi dalla vastità dell'infezione neomodernista, si verifichi, nella periferia di Buenos Ayres, il più sconvolgente e illuminante dei miracoli: la trasformazioni di ostie in palpitanti frammenti del Sacro Cuore di Gesù.
 L'autenticità del miracolo, compiuto nel 1992 in una chiesa parrocchiale, è stata confermata dall'autorità indiscutibile del compianto professore Frederick T. Zugibe, primario medico legale della Rockland Conty (New York).
 Zugibe, dopo aver esaminato il frammento dell'ostia miracolosa ha certificato: "E' un cuore umano. Un cuore sofferente, non diverso da quelli che vedo in seguito a certi incidenti d'auto, quando qualche soccorritore, nel disperato tentativo di rianimare la vittima le applica il massaggio cardiaco con troppo violenza e il cuore viene danneggiato". Di seguito il professor Zugibe precisò: "questo è miocardio, tessuto cardiaco proveniente dalla parete del ventricolo sinistro nei pressi dell'area valvolare. ... La persona a cui è stato prelevato questo tessuto è stata ferita, ed ha sofferto un gravissimo trauma".
 Blondet rammenta che Zugibe, quando fu informato che il materiale da lui esaminato era stato tenuto in acqua distillata per anni e chiuso in un tabernacolo, essendo originariamente un'ostia consacrata, restò senza parole e molto scosso.
 Il motivato entusiasmo dello scienziato Zugibe ebbe una fredda e sospettosa accoglienza, non dagli untorelli attivi nelle redazioni delle enciclopedie informatiche gestite dall'effervescenza elettronica dei nicciani di risulta, ma da autorità ecclesiastiche, incaricate di difendere e diffondere la fede nel Signore risorto. Fra di loro, in prima linea l'allora arcivescovo di Buenos Ayres, George Bergoglio.
 Padre Eduardo Perez Dal Lago, il testimone del miracolo eucaristico, durante una conversazione con Blondet, afferma: "Io speravo che, avute in mamo queste risposte [i referti del professore Zugibe] Bergoglio annunciasse: Corpus Christi, Invece no: ha solo autorizzato l'adorazione nella cappella della Chiesa di Santa Maria e, dal 2002 - a dieci anni dal fenomeno - la periodico esposizione di quello che dobbiamo chiamare segno eucaristico anziché miracolo eucaristico".
 Nel tentativo di conoscere le ragioni della circospezione con cui la gerarchia cattolica argentina ha gestito il miracolo, Blondet ha tentato inutilmente di ottenere un'udienza dall'arcivescovo di Buenos Ayres, troppo indaffarato per occuparsi di miracoli. Con un sotterfugio Blondet riesce ad avvicinare Monsignor César Sturba, notaio ecclesiastico dell'arcivescovado di Buenos Ayres. All'alto prelato, Blondet chiede come la Chiesa può restare indifferente al sanguinamento di un'ostia consacrato.
 La surreale risposta di mons. Sturba manifesta la sciatteria del pensiero dominante nel clero, dopo il Concilio Vaticano II: "Quando nell'Eucarestia cessano le specie, ossia le apparenze, del pane e del vino e si trasformano in qualcos'altro non c'è più la presenza reale". 
 L'assenza di meraviglia e pietà nel pensiero della gerarchia cattolica suggerisce a Blondet un'accorata pungente osservazione "sulla preoccupazione cosiddetta pastorale di scoraggiare nei fedeli una fede superstiziosa, alimentata da curiosità su fatti paranormali. ... Che dire? In vita mia non ho trovato gente più diffidente, per non dire ostile, al soprannaturale, dei clerici militanti ".
 Al proposito Blondet cita il giudizio sferzante di don Eduardo Perez Dal Lago, il sacerdote che ha visto il "segno" prodursi: "La Chiesa d'oggi si agita come se tutto dipendesse dalla pastorale, si prodiga nella vita attiva, nelle opere della carità, nell'azione sociale, come se tutto dipendesse dalla nostra azione ... mentre l'essenziale è che Gesù è vivo".

 La seconda parte del saggio di Blondet è una lucida confutazione della teologia a monte dell'indifferenza pastorale nei confronti del miracolo. La recensione/esposizione del profondo ragionamento teologico di Blondet sarà oggetto di un nota che sarà pubblicata quanto prima.  

Piero Vassallo

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