mercoledì 1 ottobre 2014

Jean Madiran: fuori dalla sinistra non vi è che il Cristianesimo

Prima della politica l'aspirazione al bene comune

Jean Madiran: fuori dalla sinistra non vi è che il Cristianesimo

  Dal pregevole e coinvolgente saggio di Paolo Pasqualucci, "Per una carta del partito cattolico", edito da Solfanelli in Chieti nel 2014, discende il suggerimento di rileggere i testi scritti dai numerosi e illustri autori degli orientamenti disattesi o addirittura ignorati dai politicanti della destra suicidaria.
 E' infatti indispensabile, in vista della fondazione di un partito cattolico, inteso a guidare i veri moderati, che gli aspiranti alla ricucitura di un tessuto sociale lacerato dall'immoralismo a sfondo nichilistico, siano dotati di una cultura politica adeguata alla profondità della crisi in atto.
 Gli aspiranti a una tale impresa dovrebbero pertanto rileggere le meditate e realistiche indicazioni dei pensatori, che i vandalici devastatori della cosa chiamata Destra hanno ignorato o censurato o dimenticato lungo la discesa indirizzata all'inseguimento dell'applauso scrosciante, tributato alla squillante/inutile/perdente/cadaverica chiacchiera comiziale.
  Jean Madiran, pensatore cattolico refrattario alle suggestioni emanate dalle opposte e convergenti ideologie del mondo moderno [1], dopo Pasqualucci, è il primo autore che deve essere consultato e meditato dagli aspiranti alla fondazione di un partito cattolico immune da influssi e dalle suggestioni emanate dalla galoppante ermeneutica della discontinuità.
 Tale ermeneutica corre al seguito delle illusioni fumose, che sono indirizzate a condurre alle estreme conseguenze le ambiguità in circolo nelle aule del Concilio ecumenico Vaticano II [2], e con essa il progetto di stampo maritainiano/dossettiano/alberighiano/melloniano, che contempla il compromesso con le intanto smentite e rottamate illusioni suscitate dal pensiero rivoluzionario.
 Madiran ha visto e ha denunciato a tempo debito la stretta parentela esistente tra la libido dominandi e la latitanza della ragion politica. Di conseguenza ha confutato e liquidato le certezze in azione nel teatrino della politica, prima di formulare il  problema che è nascosto nelle capsule dell'alibismo partitocratico: "Quale politica desiderare? Lo spirito pubblico non lo sa. Per saperlo bisogna avere un'idea del bene da sperare e da volere in comune. Questa idea manca".
 Il motore dell'ignoranza invincibile, insieme con la politologia crepuscolare e la libido elettorale, genera la volontà, dichiarata dai cattolici sedicenti adulti, di rivendicare la loro autonomia ovvero il diritto di travisare e disobbedire all'insegnamento della Chiesa.
 L'illusione dei cattolici disobbedienti si spinge fino all'affermazione schizoide che immagina l'esistenza di due libri: il Vangelo per la vita privata, la costituzione del '47 per la vita pubblica.
 Spaventato dallo scisma mentale dei cattolici modernizzanti, Madiran affermava invece: "La più grande stramberia dei cristiani è di smetterla d'esser cristiani allorquando fanno politica, di mettere il loro Cristianesimo fra parentesi, di parlare d'altro, con l'intento di farsi accettare, di farsi comprendere, e di stabilire così una cooperazione pratica con i non credenti".
 Naturalmente Madiran era consapevole dell'ispirazione modernista, in seguito trasferita al Concilio Vaticano II, della diserzione computa dai politicanti democristiani. E pertanto proponeva un percorso politico diverso da quello "ecumenico" suggerito dai documenti del Vaticano II e dalle chiacchiere babeliche ad Assisi.
 La proposta di Madiran iniziava dal suggerimento di finirla con l'autocritica a sfondo autolesionistico e di riprendere coscienza della eccellenza civile (oltre che spirituale) che si è manifestata in duemila anni di storia cristiana. 
 Il primo atto finalizzato alla guarigione dai complessi d'inferiorità, a tempo debito diagnosticati dal card. Giuseppe Siri, complessi generati dalla menzogna illuminista, storicista, marxista e sessantottina, è ricordare che il Cristianesimo ha rappresentato il  più efficace metodo per contrastare le ingiustizie sociali, infatti "ha soppresso la schiavitù classica e ha compiuto, così facendo, la più grande riforma sociale di tutti i tempi ... nessuna sinistra avrebbe potuto farlo, nessuno, in ogni caso, ci sarebbe potuto arrivare senza rimpiazzarla immediatamente con una schiavitù più feroce".
 Puntuale è al proposito l'osservazione di Madiran: "mai si è sentita la necessità di un disegno metodico per dissociare lo spirituale dal reazionario, e questo perché non erano affatto sistematicamente associati".
 Al fine di conquistare i cristiani, gli intellettuali militanti nella sinistra hanno tentato, con ogni mezzo, di dimostrare che il Cristianesimo appartiene alla destra reazionaria.
 Risultato di tale azione propagandistica/falsaria è la manifestazione, nella scuola dossettiana di Bologna, di un  cristianesimo adulto, presuntuoso e rumoroso quantunque ispirato da una servile timidezza, che obbliga a contorcersi nel problemi a non essere di destra a giudizio della sinistra.
 Se non che la pretesa di diventare incolpevoli e accettabili agli occhi dei comunisti genera i cristiani dimezzati: "Invece di separarsi dal mondo, come chiede Dio, i cristiani ora si separano dalla destra, come chiede la sinistra. Riescono così facendo a superare la fatica di separarsi da se stessi per andare a perdersi nel mondo".
 Per diventare adulti i cattolici sono obbligati a rovesciare il sì si no no del Vangelo in una fede unitiva, un conformismo incline a raccogliere e fare proprie le bizzarrie degli ideologisti militanti nel movimento anticristiano.
 Le obiezioni all'errore pertanto si avvitano nella languida figura del tango con stretta compromissoria e caduta nel pensiero dell'avversario.    
 Madiran segnala inoltre il pericolo costituito dall'incomprensione del danno procurato dall'attività a sostegno della destra: "è già fare il gioco della sinistra, poiché precipua specificità della sinistra consiste nell'inventare arbitrariamente l'esistenza della destra e la necessità di combatterla politicamente".
 Di qui l'obbligo di affidarsi a una giustizia estranea alle culture di sinistra e di destra (e di centro), uno spirito "che non è un'invenzione della sinistra e che esisteva ben prima di essa, lo spirito cristiano, la tradizione cattolica, la civiltà cristiana".    
 I disastri causati da una destra oscillante tra i miti americani intorno alla globalizzazione e il furore patriottardo, testimoniano l'urgente necessità di uscire dalla fossa dei serpenti. Un risultato tuttora conseguibile poiché nell'ambiente cattolico italiano sono presenti da tempo, studiosi capaci di raccogliere l'eredità dei grandi pensatori del Novecento [3], e di disegnare la via dell'allontanamento dalle ideologie in guerra nel mondo moderno.
 Purtroppo influssi esercitati da gruppi di pressione laici ed ecclesiastici estranei alla buona battaglia hanno indotto gli studiosi irriducibili all'errore ad agire in ordine sparso.
 Finalmente il naufragio della politica nazional-progressista nelle acque torbide della finanza strozzina e thanatofila esige una risposta unitaria dei cattolici pensanti, che sono rimasti fedeli alla loro identità.
 Le ragioni dell'unità si trovano nel seguente pensiero di Madiran: "La verità è che, se si cerca in questo mondo uno spirito e una realtà che non siano sicuramente di sinistra, che nulla debbano all'influenza della sinistra e che appartengano senza alcun dubbio a un altro universo mentale e morale, non si troverà altro che il Cristianesimo".
 La lezione di Madiran, coniugata con il progetto di Pasqualucci e indirizzata alla frequentazione della biblioteca filosofica dei cattolici irriducibili alle moderne rivoluzioni, può istruire e orientare una nuova classe politica, finalmente capace di orientare la maggioranza degli italiani oggi tentati dall'astensione e dalla diserzione.
 In Italia esiste una maggioranza benpensante, la cui astensione dal voto manifesta il rifiuto di affidarsi ai rappresentanti delle crepuscolari ideologie, che sono collocate a sinistra e a destra della  discarica allestita dagli architetti del disordine e del nulla. 
 Il tempo dei circoli chiusi, delle chiesuole incomunicabili, delle vogliuzze, delle futili rivalità e dei compromessi finalizzati all'egemonia nel microcosmo onirico è pertanto scaduto.
 Il futuro appartiene ai cattolici refrattari al nichilismo dei postcomunisti e all'egoismo tetro dei liberali, a condizione che si dimostrino finalmente capaci di affrontare uniti e solidali la sfida lanciata dalle culture anticristiane e dalle mortifere suggestioni infiltrate nel cattolicesimo modernizzante.

Piero Vassallo





[1]             Jean Madiran è il nom de plume del pensatore francese Jean Arfel (1920-2013). Lo pseudonimo fu scelto da Arfel per manifestare la sua gratitudine ai frati del convento di Madiran, che gli offrirono rifugio nel 1944, quando era ricercato dalla polizia gollista quale "colpevole" di aver collaborato con il fondatore dell'Action française,  Charles Maurras.
[2]             Al proposito cfr. Ralph McInerny, "Vaticano II  Che cosa è andato storto?", Fede & Cultura, Verona 2009, pag. 76, rammenta che la richiesta di professare il Credo niceno "presso molti teologi, pastori e altri ha suscitato risposte che vanno dallo scoraggiamento e dalla sorpresa a una rabbia e a un risentimento evidenti".
[3]             Nel XX secolo, geniali interpreti e continuatori della tradizione filosofica cristiana e critici del maritainismo sono stati il card. Giuseppe Siri, Réginald Garrigou Lagrange o. p., don Amato Masnovo, Antonio Messineo s. j, lo stimmatino Cornelio Fabro, il professore Etienne Gilson, don Julio Meinvielle, don Ennio Innocenti, mons. Antonio Livi.

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