venerdì 22 agosto 2014

Filippo II, l'argine cattolico alla minaccia islamica e all'insidia luterana

Demonizzato dai laicisti, censurato dalla scolastica conciliare
ma il suo esempio è sempre attuale

Filippo II, l'argine cattolico alla minaccia islamica e all'insidia luterana

 Dopo l'infelice Concilio Vaticano II, gli storici storditi dalla teologia modernizzante hanno obbedito ai comandi gridati dai biliosi rappresentanti della scolastica laicista e alle lamentose autocritiche recitate dalle condiscendenti sirene dell'ecumenismo da cabaret.
 L'attività degli storiografi fedeli ai nuovi teologi si è pertanto rovesciata, con implacabile e insensato accanimento, in un'attività conformistica, finalizzata  ad espellere dall'elenco dei veri fedeli, le sgradite personalità, che lo spirito del concilio innovatore ha oscurato, in quanto giudicati colpevoli di amore intransigente/intollerante per la Verità cattolica.
 La severa e furente revisione/censura attuata dallo squadrone vaticanista/buonista, è stata compiuta in ossequio ai suggerimenti del potere culturale instaurato dagli atei: gli emblemi della lotta contro il maligno (ad esempio San Giorgio) sono stati sdegnosamente e frettolosamente allontanati dal calendario; i pensatori refrattari e allergici alle viete mode filosofiche, ad esempio Reginaldo Garrigou Lagrange, Cornelio Fabro, Tito Centi, Raimondo Spiazzi e Antonio Livi, pensatori ortodossi, nell'opera dei quali sono esposti gli argomenti - tratti dalla dottrina di San Tommaso - necessari alla confutazione di errori madornali spacciati con arte sottile dalla setta ateista - sono stati deposti nel dimenticatoio e sostituiti da filosofastri hegelianizzanti; gli strenui difensori dell'ortodossia (ad esempio il cardinale San Roberto Bellarmino) sono abbandonati vigliaccamente al tritacarne della storiografia laica o esoterica.
 Alla fatua luce dell'ecumenismo/sincretismo postconciliare, il re ispanico Filippo II (1527-1598), uno dei promotori della coalizione vincente a Lepanto, è stato accusato di adesione all'avventizia ideologia assolutista (diceria che Francisco Elias de Tejada ha dimostrata priva del qualunque fondamento) e  giudicato colpevole della imperdonabile resistenza all'eresia luterana e della cacciata dei musulmani dal suo regno.
 Di recente l'avventuroso criterio, che ha originato la dannazione della memoria del re intollerante, è  messo in dubbio dalle imprese sanguinarie dell'ISIS, nelle quali rifulge la ferocia insensata, che è ispirata dalla falsa religione di Maometto.
 Diventa pertanto  lecita la revisione della storiografia opportunista, che ha infamato la figura del re ispanico in quanto avversario dell'islam e del protestantesimo, disgraziatamente attivo nel pensiero degli apprendisti stregoni d'America, che hanno inventato l'ISIS.
 In uno scenario che rivela i pii limiti dell'accogliente teologia lampedusiana, si può finalmente rammentare, al seguito di Paolo Caucci, di Roberto De Mattei, di Tommaso Romano e di Pucci Cipriani, che gli implacabili denigratori delle imprese compiute dal grande re ispanico avevano nascosto il vero motivo dell'espulsione dei musulmani dalla Spagna del sud, ossia la loro criminogena collaborazione con i pirati, che infestavano le acque del Mediterraneo occidentale e tormentavano gli abitanti dei paesi affacciati su quel mare.
 Aperta una breccia nel muro della storiografia scioccamente ecumenista, sarà forse possibile rammentare i meriti di Filippo II, ad esempio la strenua difese della Cristianità, minacciata dall'Islam e insidiata dalla  della lues luterana e il decisivo aiuto autorevolmente prestato alla consacrazione della riforma dell'ordine del Carmelo avviata da Santa Teresa d'Avila Dottore della Chiesa (1515-1582).
 Gli untori del falso e disgraziato ecumenismo possono strillare a squarciagola contro la memoria del grande re cattolico. Ma la testimonianza della grande Santa soverchia e ridicolizza la loro voce, esaltando la pietà del protettore dei carmelitani scalzi: "Mi fece tanto favore il Re, al presente è don Filippo, molto amico nel favorire i religiosi che vede fedeli alla loro professione, il quale avendo saputo il modo di vivere di questi monasteri ci favorì in tutto" (Cfr. Santa Teresa di Gesù, Epistolario, Edizioni OCD, Roma 1982, pag. 160).
 In una lettera datata 11 giugno 1573, la Santa d'Avila scrive al Re: "La divina Maestà di nostro Signore la conservi per molti anni, quanti sono necessari alla cristianità. E' un gran conforto che nei travagli e nelle persecuzioni di cui essa soffre, Dio, nostro Signore, abbia un così gran difensore e un aiuto così valido per la sua Chiesa com'è vostra maestà"  (Cfr. Santa Teresa di Gesù, Epistolario, op. cit., pag. 195. Per volontà di Filippo II, devoto alla riformatrice del Carmelo, le lettere di Santa Teresa d'Avila sono conservate nell'archivio dell'Escorial).
 Il 4 dicembre del 1957 la santa si rivolge al re per perorare la causa di fra Giovanni della Croce ingiustamente perseguitato.
 Santa Teresa inizia la lettera con una impegnativa dichiarazione: "Io sono fermamente convinta che nostro Signore abbia voluto servirsi di vostra maestà e l'abbia scelto come sostegno per la salvezza del suo Ordine [l'ordine del Carmelo riformato] pertanto non posso fare a meno di ricorrere a vostra maestà per le cose che lo riguardano" (Cfr. Santa Teresa di Gesù, Epistolario, op. cit. pag. 200).
 La riforma dell'ordine carmelitano, appassionatamente sostenuta da Filippo II, fu uno degli atti più significativi della Controriforma, l'impresa che attivò la difese immunitarie della Cristianità impedendo il naufragio dei fedeli nelle acque melmose del protestantesimo.
 Purtroppo la tragica vicenda dell'Invincibile Armata impedì il successo dell'azione intrapresa da Filippo II per arrestare il devastante cammino occidentale della sciagura luterana, mentre la rivolta delle Fiandre impedì la raccolta dei frutti gloriosamente maturati a Lepanto.
 Tuttavia il regno del grande re ispanico costituisce il punto più alto della resistenza agli errori contrapposti, che incombono tuttora sulla Cristianità: dal vicino oriente il cieco fanatismo islamico e dall'occidente la demenziale thanatofilia dei banchieri americani.

 Filippo II rappresenta il modello dell'alternativa cattolica al falso ecumenismo e al delirio teologico in atto. Un magnifico esempio proposto alla qualunque minoranza decisa ad insorgere contro i devastatori clericali della Cristianità. 

Piero Vassallo

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