venerdì 4 luglio 2014

La destra nel labirinto


La destra nel labirinto

 La casa editrice del Borghese pubblica un saggio di Mario Bozzi Sentieri, La destra nel labirinto Cronache di un anno terribile, che propone, insieme con intriganti riflessioni sull'ultimo atto, una storia dimezzata della cultura e della politica di destra.
 Oggetto dell'analisi del pur valido autore è la storia del pensiero avventizio e fittizio (per dirla con Giovanni Gentile) che si manifestò durante gli anni successivi alla catastrofe del 1960, ossia la vicenda della dimezzata politica di Michelini e della sua contraddittoria e stentata riedizione ad opera di Giorgio Almirante.
 Il dimezzamento della storia della destra contempla purtroppo il taglio feroce delle radici culturali del Msi, ossia la rinuncia all'ingente eredità del migliore fascismo, quello rappresentato da filosofi, economisti e storici epurati, quali Carlo Costamagna, Carmelo Ottaviano, Gioacchino Volpe, Attilio Tamaro, Armando Carlini, Nicola Petruzzellis, Balbino Giuliano, Camillo Pelizzi, Giorgio Del Vecchio, Ernesto Massi, Marino Gentile, Duilio Susmel, Guido Manacorda, Ardengo Soffici, Vittorio Vettori, Barna Occhini, Nicola Cimmino ecc..
 Bozzi Sentieri dimentica altresì i geniali giornalisti che divulgarono le ragioni della destra post-fascista (non antifascista) vale a dire: Franco De Agazio, Marco Ramperti, Asvero Gravelli, Ezio Maria Gray, Piero Caporilli, Giovanni Tonelli, Alfredo Cucco, Ernesto De Marzio ecc..
 La storia della sventura a destra secondo, l'interpretazione parziale di Bozzi Sentieri ha tuttavia il merito di far risalire le cause della fine ingloriosa di Alleanza Nazionale alla fragilità della cultura polifrenica ereditata dal Msi. Una cultura oscillante tra le interpretazioni rautiane della marginalità di Evola nel Ventennio, il progetto (oggettivamente incuboso) di attuare una sintesi (anacronistica) tra la destra confusionarie e la sinistra avviata/incamminata al seguito del radical chic.
 La destra che aderì al progetto liberale di Berlusconi era gravata da un'eredità culturale schizoide e incapacitante e da una incontenibile, cieca voglia di successo. Orfana degli studiosi epurati da Almirante & Plebe (Enzo Erra, Giano Accame, Fausto Gianfranceschi, Fausto Belfiori ecc.) non era in grado di saltare sul carro del liberalismo e tuttavia non era più capace di esprimere una seria critica al mondo moderno.
 La nave finiana seguiva la rotta indirizzata al naufragio da un liberalismo modificato in libertinismo a "mano rampante" da pensatori del livello di Fiorito.
 Quale alternativa alla destra fiorita Bozzi Sentieri propone un'esperienza politica diversa da quella inaugurata a Fiuggi nel 1995. Se non che i "richiami identitari" del partito Fratelli d'Italia, cui egli aderisce, sono alquanto vaghi e pittoreschi: Italo Balbo e Giorgio Almirante, Goffredo Mameli e Salvo D'Acquisto, Adriano Olivetti e Corto Maltese.
 Imbarazzante è anche l'immaginazione di uno "spazio culturale", in cui si dovrebbero incontrare, senza ombra di una ragione identitaria, Franco Cardini, Stefano Zecchi, Roberto De Mattei, Vittorio Sgarbi, Pietrangelo Buttafuoco, Luca Barbareschi, Marcello Veneziani, Gianfranco De Turris, ecc.

 Nello scenario babilonese disegnato da Bozzi Sentieri può trovare spazio anche la coppia Fini - Tulliani.

Piero Vassallo

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