venerdì 5 luglio 2013

La nascosta nobiltà dei ribelli romantici

 Di professione critico cinematografico, di vocazione raffinato romanziere e sagace esploratore di storie dimenticate e/o censurate, l'imperiese Enzo Natta appartiene all'aristocrazia degli studiosi sgraditi ai severi vigilanti sulla addomesticata memoria storica.
 Nel libro "Ombre sul sole", pubblicato dalla casa editrice Tabula Fati, attiva nella irriducibile Chieti dei Solfanelli, Natta propone tre profili di personaggi in disordine sfacciato davanti all'intoccabile  vulgata: Giuseppe Bottai, Folco Lulli e Frédéric Rossif.
 Bottai, geniale magister nella Normale di Pisa, autore di una riforma scolastica che allontanò l'ombra del neo idealismo dalla scuola italiana, fondatore e animatore delle ruggenti riviste Primato e Abc, ultimamente pensatore del quale la destra italiana fu orfana disgraziata, fino all'allestimento della comica finale a Montecarlo e il successivo rovescio nel Nulla.
 Co-redattore dell'ordine del giorno di Dino Grandi, che nella notte fra il 24 e il 25 luglio del 1943, provocò la caduta del regime fascista  e condannato a morte dal tribunale speciale di Verona nel gennaio del 1944, Bottai sfuggì alla polizia tedesca grazie all'accoglienza in istituti religiosi romani, allertati tempestivamente dal cardinale Giuseppe Pizzardo e da monsignor Giovanni Battista Montini.
 Con la divisa della Legione straniera, indossata per sfuggire al proprio passato, Bottai, ex ardito nella Grande Guerra, ex colonnello dell'esercito combattente contro la Grecia, nel 1944 fu protagonista di una singolare impresa di guerra in Provenza. 
 Natta ricostruisce la censurata avventura dell'ex gerarca: "Bottai si arruolò nella Legione a Sidi bel-Abès, in Algeria. Aveva quarantanove anni, già troppi per la Legione. Ne dichiarò quarantaquattro e il furiere commentò: Come d'abitudine ci si ringiovanisce".
 Bottai fu arruolato con il nome di Andrea Battaglia e assegnato alle mitragliatrici piazzate su una rischiosa vettura da ricognizione. I legionari, visto che il nuovo commilitone, teneva nello zaino tre libri lo soprannominato le professeur.
 Nel settembre del 1944 il legionario/professeur Andrea Battaglia partecipò allo sbarco dei francesi in Provenza. I demotivati territoriali tedeschi opposero una debole resistenza. Di conseguenza l'Alto Comando francese decise di agire in profondità mediante incursioni delle veloci pattuglie motorizzate. L'incarico esplorativo fu affidato a un commando di quaranta legionari. Il sedicente Battaglia faceva parte del gruppo.
 Il comandante della missione, incerto sul da fare, consultò Battaglia, che gli suggerì una efficace tattica. In esecuzione della tattica dettata dal professuer "il commando avanza senza difficoltà, penetrando sempre più in profondità nel cuore del territorio occupato dal nemico e liberando un paese dopo l'altro".
 Se non che lo straordinario successo ottenuto da quaranta legionari istruiti da un ex gerarca fascista turbò l'Alto Comando francese. Di conseguenza fu emanato l'ordine di di cessare l'avanzata legionaria. Bottai allora suggerì di continuare l'avanzata e di fingere la mancata recezione degli ordini lanciati dalla radio del Comando.
 Imposto da gelosia, superbia e orgoglio frustrato, il segreto sul successo dei legionari fu rotto da un commilitone di Bottai che si confessò a Frédéric Rossif e attraverso lui a Enzo Natta.

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 Prima di diventare attore famoso, eroe contro fu anche il fiorentino Folco Lulli. Reduce dalla guerra d'Etiopia e deluso dall'inefficienza dell'esercito italiano, dopo l'otto settembre del 1943 si arruolò, a dispetto della sua contraria fede politica, in una formazione partigiana costituita da monarchici.
 Lulli fu amico di Enzo Natta, il quale raccolse le sue straordinarie memorie. Esemplare la sua fuga da un campo di concentramento tedesco, un episodio rievocato dal suo biografo: "A ridosso delle prime linee, il campo di lavoro in cui si trovava Folco Lulli avvertiva sempre più vicina la presenza dei russi. Fu così che nella notte del Natale del 1944, approfittando del momentaneo calo di sorveglianza il futuro attore riuscì ad eclissarsi assieme a un centinaio di compagni di sventura e a dirigersi verso le linee sovietiche. Affondando nella neve, con un vento gelido che tagliava la faccia, Folco Lullipercorse chilometri e chilometri portando sulle spalle un compagno di prigionia che aveva perso i sensi".
 Raggiunta la linea sovietica Lulli riuscì a convincere gli ufficiali dell'Armata rossa che lo arruolarono insieme con gli altri prigionieri italiani, che, per salvarsi, avevano inventato una conveniente adesione all'ideologia comunista. La bravura di Lulli fu tale che alla fine della guerra fu congedato con il grado di generale dell'Armata rossa.

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 Fréderic Russif, nipote della Regina Elena, la moglie di Vittorio Emanuele III, fu combattente nella Legione straniera prima che raffinato regista cinematografico e televisivo.
 Enzo Natta lo conobbe nella primavere del 1987, durante le riprese di un documentario girato per conto della Rai e dell'Istituto Luce e dedicato al pittore bolognese Giorgio Morandi: "Le cose con il documentario su Morandi andavano per le lunghe e fu allora che per riempire tempi vuoti feci una luna lunga intervista a Rossif".
 Natta conobbe in quella occasione una vicenda segreta della seconda guerra mondiale: l'azione di un commando legionario (del quale faceva parte Russif) che spianò la strada agli alleati neutralizzando il treno sul quale i tedeschi avevano impiantato un micidiale cannone. L'impresa  straordinaria sventò il piano tedesco inteso alla cattura di Pio XII, ma non fu registrata dagli storici.

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 Le complessa storia della seconda guerra mondiale è in qualche misura oscurata dalla censura dei vincitori e dalle interpretazioni degli storici conformisti. Le vicende svelate dall'ironico revisionismo di Enzo Natta attraverso un viaggio nei paradossi delle scelte di campo, costituiscono un opportuno incentivo e un interessante contributo alla curiosità dei lettori refrattari alla storiogafia contemplante una sola indefettibile risma di credenti, di eroi, di buoni, di vincitori e di onesti.


Piero Vassallo

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